Ven 26 Aprile 2024

Fotocamera Mirrorless Fujifilm X-T30

Test estratto da: Tutto Digitale 130 – Giugno/Luglio 2019
Fotocamera Mirrorless
Fujifilm
X-T30
– Prezzo: € 949,99 (prezzo solo corpo Iva compresa) – (X-T30 BLACK + Obiettivo 18-55 MM € 1.349,99 Iva compresa)
Prendete il corpo della gloriosa X-T20, infilateci l’hardware – adattato alla situazione – della notevole X-T3, e il risultato è un piccolo diavolo: una macchina compatta, con caratteristiche al top per fotografi (e videomaker) evoluti
Fujifilm X-T30

Nel corso dell’ultimo anno Fujifilm ha presentato un numero notevole di fotocamere APS-C, e di queste ne abbiamo provate più di una: nell’ordine X-H1, X-T100 e solo alcuni mesi fa la X-T3. A parte la X-T100, tutte hanno mostrato caratteristiche video molto avanzate, che hanno dato ancora maggiore competitività a macchine di un marchio storicamente molto forte nella fotografia ed oggi sempre più considerato dai fotovideomaker.
Oggi è la volta della X-T30, che sebbene abbia ereditato l’involucro dalla X-T20, per caratteristiche tecniche è quasi identica alla X-T3. Alla X-T30 sono state limate solo alcune caratteristiche, quasi tutte nell’area video, probabilmente per poter garantire un prezzo di listino molto conveniente. Tuttavia c’è anche qualcosa in più: alla X-T30 e sono state aggiunte migliorie software che vedremo sulla X-T3 nel corso della prossima estate.

Hardware & Software

Dal punto di vista dell’hardware, a parte il corpo decisamente più compatto e leggero, la differenza più importante sta nel viewfinder, dotato di un pannello OLED più piccolo, da 0,39 anziché 0,5”, e meno risoluto, da 2,36 anziché 3,6 milioni di punti: l’ingrandimento resta di 0,77x.
Dal punto di vista software le differenze sono maggiori e come abbiamo detto si trovano più che altro sulle funzionalità relative alle immagini in movimento. Alla X-T30 manca la possibilità di registrare internamente filmati 4K a 10bit, ed il frame rate massimo nello stesso formato è limitato a 25/30p, ma a sorpresa non manca il 4K ‘vero’, quello cinematografico definito dall’associazione DCI.
La X-T30 infatti, probabilmente unica nella sua classe, può registrare nel 4K vero, 17:9 da 4096×2160, oltre all’UHD di derivazione televisiva a 3840×2160. Ma non solo, oltre al Full HD standard, la X-T30 supporta anche il 2K (ovvero l’equivalente cinematografico del FHD) a 2048×1080. Allo stesso modo, per chi fa video a livello professionale, non manca il profilo logaritmico F-log, così come la modalità natural view che permette di vedere nel viewfinder e nel monitor le immagini con contrasto e saturazione già ripristinati tramite una LUT, look up table, adeguata. Almeno per il momento, il profilo HDR HLG sembra invece riservato alla X-T3.
Oltre all’F-log confermati anche i sedici profili colore avanzati derivati dalle pellicole Fujifilm, inclusa la gloriosa Eterna, linea di pellicole sviluppate espressamente per il cinema. Eterna è un profilo speciale, perché pur fornendo un film look già pronto, riesce come un log a conservare tutti gli stop di gamma dinamica, oltre 12, che il sensore X-trans IV riesce a catturare.
Eterna può quindi essere sfruttato sia così com’è senza alcun ritocco, che come base per un color grading. Degni di nota però sono tutti i profili ‘pellicola’, frutto dell’esperienza di 80 anni di ricerca e sviluppo nei laboratori Fujifilm. Se Provia garantisce colori vividi ma naturali ed equilibrati, Velvia esalta dettagli e saturazione, rendendo nulla la necessità di effettuare grading in post produzione. Per motivi di spazio saltiamo la descrizione dettagliata degli altri profili che trovate nelle prove della X-T3 e della X-H1, ma sappiate che non mancano sorprese anche per gli amanti del bianco e nero. I profili pellicola possono essere utilizzati indistintamente nelle riprese video e fotografiche.

4:2:2 a 10 Bit e Codec tosto

Come accennato, manca il 10 bit per la registrazione interna, ma sfruttando l’uscita HDMI ed un registratore esterno, c’è il pieno supporto per il 4:2:2 a 10 bit.
La registrazione interna è comunque robusta, con il bit rate che può arrivare a 200 Mbps, sia per il 4K che per il Full HD, a tutti i frame rate; un valore notevolmente più elevato di molte concorrenti, non solo APS-C, ma anche full frame. Per chi voglia utilizzare la X-T30 come macchina da presa professionale, va considerato il limite di lunghezza per singola clip video: 10 minuti in 4K e 15 in Full HD. Nella modalità high speed da 100/120p, la lunghezza massima è invece di circa 6 minuti. Dal punto di vista fotografico l’unica differenza che abbiamo scovato tra X-T30 ed X-T3 riguarda il syncro flash, che arriva fino a 1/180s mentre sulla X-T3 si spinge fino al notevole valore di 1/250s.

X-T30 vs X-T20

Sinora abbiamo visto le differenze della X-T30 con la sorella maggiore X-T3; rispetto alla X-T20 che va per il momento ad affiancare, il divario è più marcato e tutto a vantaggio della nuova versione. Tra le due c’è più o meno lo stesso gap che abbiamo visto tra la X-T3 e la X-T2, con il passaggio dall’accoppiata X-Trans e X Processor di terza generazione a quelli di quarta. La qualità assoluta delle foto non cambia in maniera radicale, i due megapixel in più sono utili ma non determinanti; il sensore è migliorato soprattutto come velocità di read out, riducendo gli effetti del rolling shutter. Ovviamente le aree dove i cambiamenti sono notevoli sono l’autofocus e le prestazioni video, ma anche il corpo vede miglioramenti  in particolare la comparsa del joystick, e la versatile porta USB-C 3.1, che come vedremo non porta vantaggi solo dal punto di vista del trasferimento dati.

Bayer, no grazie!

Per chi non avesse potuto leggere le prove di X-T3 ed X-H1, ricordiamo che la tecnologia X-trans è al momento un’esclusiva di Fujifilm, ed offre una serie di vantaggi rispetto alla tradizionale basata su filtro Bayer.
Grazie alla struttura dei 12 fotositi anziché i classici quattro, il sensore non produce moiré, pertanto non necessita di filtro passa basso, e genera pochissimo rumore anche ad alti ISO, rumore che tra l’altro è più simile alla grana della pellicola che a quello elettronico e fastidioso a cui ci hanno abituato le macchine digitali.
Non avendo filtro passa basso, l’X-Trans produce foto e video con dettagli fini perfettamente definiti: per far capire quanto, basta osservare il parafulmine di un’antica chiesa, che ha in cima dei terminali sottili come capelli, anche ripreso da diverse centinaia di metri, nelle foto e nei video si distingue ogni singolo filamento!
Il nuovo sensore, ora retroilluminato, ha una risoluzione maggiore, da 24 a 26 MP; allo stesso tempo è migliorata la velocità in tutti i settori, non solo quella di scatto, ma anche quella di lettura della scena, che risulta aumentata del 150%: quindi, come accennato, anche gli effetti del rolling shutter si sono ridotti di conseguenza.
Migliora anche la sensibilità nativa, che parte ora da 160 ISO consentendo di ridurre il minimo valore di sensibilità a 640 ISO nella modalità a gamma dinamica estesa DR400, che permette di avere video e JPEG sviluppati in macchina, con un aumento del 400% di gamma dinamica.
Tradotto in termini pratici, quando si trova a sviluppare in JPEG gli scatti a partire da immagini con contrasti troppo forti, la macchina può correggere automaticamente il livello delle ombre.
Volendo la correzione si può variare anche manualmente, forzando valori fissi, ma abbiamo verificato che l’intelligenza artificiale riesce a farlo in maniera più accurata.

Team work super fast

I miglioramenti della camera rispetto alla generazione precedente sono possibili grazie ad un lavoro di squadra, ovvero di armonia fra i componenti; qui oltre al sensore ha debuttato anche l’X-Processor 4, altrettanto valido.
Dotato di quattro core fisici, questo triplica le prestazioni del suo predecessore, permettendo di migliorare non solo le prestazioni velocistiche della parte fotografica, ma anche le prestazioni video, introducendo tra l’altro la riduzione rumore interframe, che confronta più fotogrammi tra loro per isolare il rumore di fondo dai dettagli dell’immagine.
Alla massima risoluzione, la raffica arriva fino a 20 fps con otturatore elettronico ed 11 con quello meccanico, e come sulla X-T3 è presente la modalità Sport Finder che, a costo di un piccolo fattore di crop di 1.25x ed una conseguente riduzione di risoluzione a 16,6MP, permette di arrivare a raffiche fino a 30 Fps con autofocus ad inseguimento ed esposizione automatica attivati.
Lo Sport Finder mode prende il nome da una caratteristica esclusiva. Visto che il sensore rimane attivo per la sua area complessiva, nel preview viene mostrata l’intera inquadratura, con un riquadro ad evidenziare la parte ritagliata che verrà immortalata nei file.
Ciò consente al fotografo di vedere i soggetti in movimento prima che entrino nel quadro e pertanto di effettuare lo scatto al momento giusto, senza perdere il preziosissimo – e a volte irreplicabile – attimo fuggente.
Da notare che però a questa velocità da record non corrisponde un buffer adeguato.
Alla massima velocità infatti la camera è in grado di memorizzare 26 JPEG o 17 RAW non compressi senza fare pause.
Diminuendo la velocità di scatto aumentano anche i file che vengono salvati ed arrivano fino ad un massimo di 216 JPEG o 34 RAW compressi.

Che bel corpo

C’è poco da dire. In pochissimi centimetri cubici, Fujifilm è riuscita a far entrare tutta la tecnologia della X-T3, ma la cosa più sorprendente è che lo ha fatto senza rinunciare a nulla in termini estetici e soprattutto ergonomici.
L’aspetto da reflex, caratterizzato da un finto pentaprisma che nasconde un piccolo ma utile flash, concilia perfettamente la modernità con il vintage, come del resto è tradizione delle Fujifilm degli ultimi anni.  Pur essendo limitata da dimensioni contenute, l’impugnatura è confortevole e permette di sostenere con sicurezza la macchina anche equipaggiando la camera con ottiche importanti. Determinante al raggiungimento di questo risultato sono le forme della camera, che prevedono due piccole sporgenze, una nella parte anteriore e una seconda nella parte posteriore.
Queste fanno sì che la macchina resti vincolata alla mano destra senza che si debba fare alcuno sforzo per trattenerla. Pesando appena 333 grammi, 383g con batteria e scheda di memoria, la fatica è relativa; si può parlare di questo problema solo quando sulla fotocamera sono montate ottiche ‘pro’ o accessori ingombranti.

X, come X-Series

La X-T30 deve la prima lettera all’appartenenza all’X series di Fujifilm, una famiglia di fotocamere con caratteristiche individuali diverse, ma accomunate dalla presenza di controlli avanzati, per un comodo e versatile uso in manuale. La X-T30 entra di diritto in questa classe, avendo una serie notevole di controlli manuali semplici e ben posizionati.
Tra i comandi spicca l’adozione del joystick, o meglio, come lo chiama Fujifilm, il focus lever, che sulla X-T20 non c’era, mentre restano confermati tutti gli altri, a partire dalle due rotelle multifunzione, anteriore e posteriore, che di default controllano rispettivamente gli ISO ed i tempi, mentre il diaframma si regola direttamente sull’ottica. La rotella posteriore fa anche da tasto funzione riprogrammabile: di default la sua pressione abilita e disabilita l’ingrandimento per agevolare il fuoco manuale.
In alto troviamo ben tre ghiere rotanti, tutte in metallo. La prima da sinistra è delegata all’impostazione del tipo di drive, che permette di scegliere tra dieci opzioni, tra cui scatto singolo, raffica a due velocità, panorama, video, due impostazioni avanzate con applicazione di filtri, e l’interessante multi exposure, che permette combinare due scatti, utilizzando il primo come guida per il secondo. Non si tratta di un semplice HDR fotografico, ma di un vero e proprio strumento per effettuare composizioni senza passare dalla post produzione.
Attorno a questa rotella è posizionata una levetta concentrica che permette di far fuoriuscire il piccolo ma sempre molto utile flash, perfettamente nascosto nel finto pentaprisma.
A destra di quest’ultimo e del mirino elettronico, troviamo la rotella dei tempi, prerogativa di molte macchine Fujifilm, che permette di selezionare molto rapidamente tempi da 1/4000s ad 1s, pur lasciando il controllo dei tempi posteriore attivo per effettuare ulteriori regolazioni. Ad esempio, posizionando la rotella su 1/30s, possono essere variati rapidamente da 1/20s a 1/50s. Oltre ai tempi sono presenti tre lettere, una A rossa che attiva la modalità automatica, una T che permette di variare i tempi in assoluta libertà da 30s a 1/32000s, e la lettera B per Bulb, che permette di mantenere aperto l’otturatore per tutto il tempo in cui si tiene premuto il tasto di scatto.
Infine all’estrema destra c’è la rotella per la compensazione dell’esposizione delle modalità Program, a priorità di apertura e priorità di tempo. Le abbiamo chiamate così, ma in realtà non troverete una rotella per selezionarle, come avviene su altre fotocamere.
Le suddette modalità si ottengono mettendo in automatico le singole impostazioni di tempo, diaframma ed ISO. Il program lo avremo mettendo tutto su auto, la priorità di tempi mettendo ISO e diaframma in automatico, e così via.
Subito davanti alla rotella della compensazione c’è il tasto Fn, riprogrammabile, che di default è assegnato all’attivazione e disattivazione automatica del riconoscimento visi.
La funzione associata si può cambiare rapidamente senza accedere al menu principale, semplicemente tenendo premuto il tasto per alcuni secondi.

Anche Gesture e AI

Come avevamo visto sulla X-T3, anche la X-T30 ripropone le gesture; tracciando dei segni orizzontali o verticali sullo schermo, la macchina li riconosce e richiama delle funzioni assegnate, come se fossero dei tasti funzione aggiuntivi. Di default permettono di cambiare il tipo di drive, il bilanciamento del bianco, il profilo pellicola ed il tipo di autofocus, ma si possono riprogrammare, come tutti i tasti, semplicemente tenendo premuto il tasto disp/back, scegliendo tra tutte le funzioni della camera.
Una levetta coassiale alla rotella dei tempi permette invece di accedere alla modalità full auto, alla quale, tramite menu, è possibile assegnare una delle 15 scene, che consentono alla macchina di adattarsi alle condizioni particolari di scatto, come notte, sport, fuochi d’artificio, etc.
Tra queste segnaliamo la SR+ che avevamo già visto sulla X-T100, che sfruttando la potenza del processore e le funzioni di intelligenza artificiale, riesce da sola a capire il contesto in cui ci si trova e riconosce i soggetti, adattando tutto ed applicando anche dei filtri in post per ottenere gli scatti più belli possibili. Anche questa volta i risultati sono molto interessanti, anche se ci sarebbe piaciuto avere la possibilità di scegliere il soggetto da mettere a fuoco: invece la macchina fa proprio tutto da sé.

Q Factor

In un quadro ergonomico pressoché perfetto l’unica nota migliorabile è quella relativa al tasto Q, per l’accesso al quick menu: sulla X-T20 si trovava dove c’è ora il focus lever, quindi è stato necessario riposizionarlo. Sulla X-T30 è stato messo sulla piccola gobba posteriore in una posizione anche intelligente. Peccato che il pulsante non sia a filo con la macchina: sporgendo di circa un millimetro, le pressioni involontarie sono numerose, almeno fintanto che non ci si fa l’abitudine.
Il quick menu permette di regolare tutte le impostazioni più importanti di ripresa evitando di accedere al menu principale, che sebbene sia ricchissimo di voci, è organizzato in maniera diligente e permette quindi di raggiungere tutte le funzioni con semplicità.
La pratica app per il controllo remoto e la gestione via smartphone è disponibile sia per Android che iOS, ed è dotata delle funzionalità introdotte sui modelli recenti, quindi con la possibilità di inviare automaticamente gli scatti effettuati al dispositivo collegato. Confermata la dotazione, sotto forma di download gratuito, del potente e versatile software Capture One Express Fujifilm di Phase One, per la gestione e lo sviluppo dei file RAW NEF a 14 bit.

Resa da purosangue

Il setup di prova prevedeva una X-T30 dotata di firmware 1.00 e ben tre ottiche native, tra le più nuove del catalogo Fujifilm/Fujinon, una fissa XF35mm F2 R WR e due zoom. Di questi ultimi, il primo è un versatile tuttofare stabilizzato XF18-135mmF3.5-5.6 R LM OIS WR e il secondo un ultra grandangolare davvero notevole, XF8-16mmF2.8 R LM WR (focale equivalente in 35mm di 12-24mm), di cui pubblicheremo la prova nel prossimo numero di Tutto Digitale.
Dopo questa lunga premessa tecnologica ed ergonomica, passiamo ora alla parte puramente operativa, cominciando ad analizzare l’autofocus.
Il sistema è in grado di rilevare più volti nella scena e di dare a ciascuno una sua identità, permettendo quindi di seguire sempre la stessa persona, anche in presenza di molti soggetti. La X-T30 identifica tutti ed evidenzia i visi con dei quadrati. Il volto a cui è stata assegnata la priorità ha il quadrato verde, mentre gli altri sono in bianco. L’utente può usare il touch, puntando il quadrato desiderato, o utilizzare il focus lever, il piccolo joystick dedicato appunto alla gestione del fuoco, per spostare la selezione da un viso all’altro.
All’interno di ogni viso, il sistema riconosce gli occhi e permette di selezionare, da menu, a quale dei due dare la priorità, destro, sinistro o auto, ossia il più vicino.
Qualora il soggetto chiuda gli occhi, o questi vengano coperti da capelli, cappello o altri ostacoli temporanei, il sistema passa automaticamente dalla modalità occhi a quella viso, e lo fa in maniera seamless, senza scatti o evidenti problemi.
La ricerca degli occhi è comunque impressionante: vengono riconosciuti anche quando il soggetto si trova lontano ed a occhio umano non si riescono a vedere. La funzionalità è attiva sia in modalità fotografica che video. Come sulle altre realizzazioni Fujifilm, sono presenti delle regolazioni per adattare alle proprie esigenze il comportamento dell’autofocus. Si possono variare velocità e sensibilità del tracking ed anche un parametro per dare la prevalenza a zone all’interno del fotogramma o alla posizione spaziale, nel senso della distanza del soggetto dalla camera, privilegiando ad esempio i soggetti più vicini. Sono comunque presenti cinque preset già pronti per le esigenze più comuni, tra cui il multipurpose, adatto un po’ a tutto.
In video, in modalità AF singolo, basta selezionare il punto desiderato tramite il touch o il joystick, ed impostando una bassa velocità, si avranno dei passaggi del fuoco da un soggetto all’altro con morbidezza e progressione da cinema, potendo contare su autofocus precisissimo, che non ha bisogno di fare tentativi; questo sa infatti esattamente dove andare a posizionarsi, grazie al sistema ibrido, dotato di 425 punti sia a rilevamento di fase che di contrasto, con copertura del 100% del fotogramma.
Il comodo interruttore a tre posizioni per il fuoco, posto anteriormente, permette di scegliere, senza entrare nel menu, la modalità di fuoco desiderata, scegliendo tra manuale, e tra automatico singolo e continuo.

Assistenze MF ok

Impostando la messa a fuoco in manuale, la macchina fornisce tutte le assistenze necessarie per assicurare di centrarlo alla perfezione. In modalità fotografica si può scegliere di utilizzare tre tipi differenti di assistenza: digital split image, digital microprism e peaking, mentre in modalità video è disponibile solo l’ultima. Oltre a queste si può attivare il focus check, che appena si ruota la ghiera del fuoco ingrandisce automaticamente l’immagine sull’area di selezione corrente, che si può sempre spostare via touch o con il joystick. L’entità dell’ingrandimento viene regolata dalla rotella multifunzione posteriore, che, premuta come un pulsante, disattiva anche la funzione. Molto interessante il fatto che avviando la registrazione video la funzione non è disabilitata, permettendo di avere l’assistenza a disposizione durante la ripresa. Sembra una banalità, ma poche macchine lo consentono.
L’ingrandimento è comunque possibile anche senza abilitare il focus check, premendo la rotella posteriore si abilita e disabilita la funzione manualmente. Mentre ci si trova nell’ingrandimento, la rotella permette di variare l’entità dello zoom elettronico. Sempre in ambito manuale, da rimarcare la possibilità di regolare l’azione della ghiera del fuoco sia in modalità lineare che non lineare, per andare incontro alle necessità dei videomaker. Molte macchine offrono spesso solo la modalità non lineare, dove la messa a fuoco non è vincolata all’esatta rotazione della ghiera. A parità di rotazione, girando la ghiera rapidamente avviene uno spostamento maggiore del punto di fuoco. Chi deve effettuare il fuoco in manuale per il video, ha invece spesso bisogno di avere la modalità lineare, per sapere esattamente quale sarà il punto di arresto, indipendentemente dalla velocità di rotazione. Confermata la presenza dell’assistenza zebra per l’esposizione, che avevamo visto per la prima volta su una Fujifilm sulla X-T3. Si possono regolare sia il livello di luminosità per la sua comparsa che l’angolo di visualizzazione.
Oltre allo zebra, resta disponibile l’istogramma, strumento molto più accurato per determinare la presenza di sovraesposizione all’interno dell’immagine, mostrando dettagli che sono nascosti dalla capacità dei monitor integrati di rappresentare tutti gli stop di gamma dinamica.

Le piace la notte

Dopo aver visto il comportamento di auto e manual focus veniamo alla resa puramente fotografica, dove ritroviamo esattamente lo stesso spessore qualitativo della X-T3; quindi, oltre alla capacità di catturare anche i dettagli e le linee più sottili, senza visualizzare moiré, sdoppiamenti o altri artefatti, viene confermata l’eccellente riproduzione cromatica e l’esemplare comportamento notturno, che consente di spingere sul guadagno senza temere di perdere qualità o di veder apparire troppo rumore. Utilizzare 12.800 o più ISO non è una chimera. Il rumore, quando appare, per la natura dell’X-Trans è effettivamente poco fastidioso.
La macchina comunque conserva anche a valori di guadagno così elevato un’ottima gamma dinamica e un’altrettanto buona risoluzione reale.

JPEG perfetti

Se la qualità fotografica è indiscutibile, ciò che è veramente notevole è la capacità da parte della macchina di generare file JPEG già perfetti, difficili da migliorare sviluppando manualmente i file RAF a 14 bit, soprattutto se si utilizzano anche i profili pellicola di Fujifilm. Ciò che sentite dire dai Fujifilm ambassadors nei workshop organizzati dalla casa giapponese in giro per il nostro stivale, ossia che non è più necessario scattare in RAW, potrebbe corrispondere al vero.
I file JPEG pesano in media sui 10MB, mentre i RAW circa 56MB, tuttavia per risparmiare spazio, ma conservando qualità, è possibile utilizzare la compressione lossless, senza perdita, che riduce, in media, la dimensione di ogni file RAW con estensione RAF a 20MB.
Sulla X-T30, come la quasi totalità delle macchine di questa fascia di prezzo, non è presente uno stabilizzatore IBIS, sul sensore. Per questo motivo per scatti con tempi molto bassi a mano libera, bisogna far ricorso a mano ferma o agli obiettivi stabilizzati. Di quelli che abbiamo provato, l’XF18-135 ne è dotato, ed i cinque stop di miglioramento non ci sono sembrati un’esagerazione. Non fa miracoli, ma poco ci manca! Anche utilizzando la focale più lunga, equivalente a circa 202mm in 35mm, ed inquadrando soggetti lontani, la sua efficacia è davvero notevole.
Vi mostreremo quanto affermiamo nel video che pubblicheremo a corredo di questa prova.

Quasi una MDP

Se la sezione fotografica è molto forte, altrettanto possiamo dire per l’area video, che conferma quanto di buono avevamo visto sulla X-T3. La mancanza della registrazione interna a 10 bit non ci sembra una grande limitazione. Il codec da 200 Mbps riesce comunque a preservare le informazioni catturate dal sensore, ed inoltre il codec H264 rispetto all’H265 risulta ancora molto più snello da gestire in post, anche con un computer molto potente come il nostro, 10 core a 4,5GHz.
Per fare alcuni lavori più importanti si può sempre affiancare la X-T30 a un recorder esterno, e sfruttare quindi non solo i 10 bit ma anche il 4:2:2 disponibili in uscita sull’HDMI. Questa potrebbe anche essere una soluzione utile a superare la lunghezza massima di dieci minuti imposta per ogni clip.
In ogni caso, ciò di cui magari si sentirà maggiormente la mancanza sarà il supporto per gli alti frame rate in 4K, utili per effettuare slowmotion con il massimo della fluidità, senza utilizzare optical flow.
In Full HD si viaggia invece fino a 120p, con il solito e leggero degrado rispetto alle modalità di ripresa standard, fino a 60p.
La resa della macchina è ottimale in tutte le condizioni di utilizzo, diurne e notturne, dove si può usare con tutta tranquillità qualsiasi valore di guadagno nativo; così come abbiamo visto nell’uso fotografico, a 12.800 il rumore è basso e come da tradizione X-Trans, non è per nulla fastidioso da vedere, ricordando più la grana della pellicola. Non appaiono posterizzazioni, le immagini hanno sempre aspetto naturale.
Abbiamo provato anche a mettere al minimo la riduzione rumore, che ha delle impostazioni che vanno da meno quattro a più quattro, ma cambia ben poco, a dimostrazione che non è la noise reduction a fare la differenza, ma proprio l’architettura del sensore X-Trans. Quest’ultima versione è retroilluminata e può contare anche sull’ausilio della riduzione rumore interframe, per fornire quel pizzico di prestazione in più rispetto alle fotocamere delle generazioni precedenti, che già mostravano risultati importanti.
Il tempo di read out del sensore, ridotto del 150%, è forse l’aspetto in cui il sensore fornisce il più grande salto in alto; gli effetti del rolling shutter sono ancora presenti, ma in maniera molto ridotta. Gli effetti gelatina e wobble, anche effettuando riprese a mano libera, sono trascurabili, e le deformazioni orizzontali sono quasi assenti nell’uso normale della camera. Bisogna davvero esagerare nella velocità per “inclinare” torri, palazzi e tutti i soggetti estesi verticalmente.
Nel test sul flash banding, con l’otturatore impostato ad 1/50, il più delle volte viene fuori un frame con esposizione totalmente uniforme.

Audio a posto

La sezione audio dispone di buone caratteristiche. I microfoni integrati garantiscono una resa ottimale dell’audio ambiente, ed è possibile utilizzare un microfono esterno, ricordandosi però che su questa macchina è presente l’ingresso piccolo, da 2,5mm anziché il più classico da 3,5mm, e che quindi salvo in pochi casi, è sempre necessario utilizzare un adattatore. L’introduzione del supporto cuffie sull’USB-C è una svolta interessante.
Di nuovo però bisogna prima procurarsi un adattatore compatibile da pochi euro: ne abbiamo visti in giro vari, che mantengono anche il supporto per l’alimentazione passante. Fujifilm non ne propone ancora uno ufficiale. Propone invece una cosa che suggeriamo di acquistare, il grip aggiuntivo da collocare sotto la camera. Lo suggeriamo non tanto per estendere la presa ma perché fornisce quello spessore aggiuntivo che permette di agganciare la X-T30 a qualsiasi piastra rapida di cavalletti video anche quando si usano ottiche ‘serie’ come la XF8-16 o XF18-135, che sporgono al di sotto del corpo camera.
Il grip aggiuntivo sposta anche al centro la vite di fissaggio, e tramite un foro creato ad hoc, permette di cambiare batteria e scheda di memoria senza svitare la piastra.
Parlando di batteria, questa resta la stessa della X-T3 e l’autonomia è pressoché identica.
380 scatti nello standard CIPA rappresentano un valore piuttosto interessante, soprattutto tenendo conto delle dimensioni ridotte della macchina: sarebbe stato davvero difficile installare un’accumulatore di dimensioni maggiori.
Anche per il video la durata è interessante; si possono registrare tra i 45 ed i 60 minuti in media. Mancano i contatti elettrici per gestire un battery grip aggiuntivo, che probabilmente nessun utente di questa fascia di prezzo acquisterebbe, ma in caso di necessità la macchina si può alimentare via USB-C tramite un Power bank.
Sul display appare una piccola spina elettrica che indica l’uso di energia esterna. Grazie al consumo limitato della camera, anche un’unità di piccole dimensioni garantisce molte ore di utilizzo foto o video.

A chi consigliare la X-T30

Dopo aver visto tutte le caratteristiche e prestazioni della macchina è arrivato il momento di tirare delle conclusioni e di rispondere a qualche domanda.
La prima, che ci è stata fatta più volte riguarda la destinazione d’uso.
La X-T30 è una macchina per amatori evoluti o per professionisti? La risposta più corretta è: va bene per entrambi. Al fotografo professionista potrebbe mancare la possibilità di utilizzare un battery grip con le funzioni di scatto in verticale, e, per chi si occupa di foto sportive, il buffer limitato per le raffiche al massimo della velocità.
Per il videomaker potrebbe essere un problema il limite di 10 minuti di registrazione interna e l’assenza delle modalità 4K a 50/60p e dell’IBIS integrato per sfruttare anche ottiche non stabilizzate, ma diciamo la verità, ci sono macchine ben più costose a cui non solo mancano queste cose, ma anche il nobile codec ed il 4K vero della X-T30.
Al professionista potrebbe mancare anche l’assenza di tropicalizzazione, per poter lavorare senza troppi problemi o protezioni in condizioni ambientali avverse.
In ogni caso, sia per l’amatore evoluto che per il professionista l’X-T30 può sfoggiare un’arma non da poco, la semplicità e la praticità con cui si possono ottenere il massimo delle prestazioni, grazie all’ergonomia ed allo studio pressoché perfetto dei menu, ma grazie anche al motore interno.
I file JPEG vengono sviluppati in macchina in maniera esemplare, tanto da non richiedere ottimizzazione in post, e la stessa cosa avviene per i video, dove l’utente può scegliere i film look già pronti, come Eterna, preservando al massimo la gamma dinamica, ed avendo quindi la possibilità di ampi margini di color grading in postproduzione.
Detto ciò analizziamo come al solito il rapporto tra qualità e prezzo. Essendo la prima molto alta ed il secondo molto basso, questo non può essere che estremamente vantaggioso, e siamo certi che la X-T30 sarà un problema non solo per la sorella più grande X-T3 a cui potrebbe rubare mercato, ma anche per tutte le avversarie, alzando ancora l’asticella dello scontro, cosa che in genere si traduce in un vantaggio per l’utente finale.
In ogni caso, brava Fujiifilm!

Paolo Castellano

Pagella

ESTETICA         9/10
Linea decisamente riuscita. Fujifilm è riuscita a conciliare modernità e vintage
COSTRUZIONE      8/10
Il telaio è realizzato in magnesio e le parti esterne con materiali pregevoli, e piacevoli al tatto; non avrebbe stonato la tropicalizzazione. Ingombro e peso ridotti
VERSATILITA’   9/10
Dotazioni tecniche e doppia anima video e fotografica, con pochissimi compromessi, le forniscono un’ottima versatilità in tutti gli impieghi. Perde la lode per l’assenza dello stabilizzatore integrato
PRESTAZIONI     9/10
Condividendo sensore ed elettronica con la X-T3, le prestazioni sono ottime in tutti i frangenti, con alcune limitazioni per poter rendere il prezzo più accessibile. AF, con riconoscimento volti ed occhi, da riferimento assoluto, ottima resa foto e video, anche ad ISO elevati. Rolling shutter molto ridotto.
RAPPORTO Q/P        9/10
Eccellente. Costa molto meno della X-T3 pur avendo funzioni e prestazioni molto simili. Discorso analogo se rapportata alla concorrenza di altri marchi

PRO
✔  Ottima ergonomia
✔  Autofocus avanzatissimo
✔  Prestazioni fotografiche e video al top
✔  Rolling shutter contenuto
✔  Codec da 200Mbps in tutti i formati 4K/2K
✔  Prezzo concorrenziale
CONTRO
✔  Assenza stabilizzazione integrata
✔  Alcune funzioni video “limate”
✔  Assenza tropicalizzazione

Costruttore:  Fujifilm Co.- Giappone
Distributore: Fujifilm Italia – S.S. 11 Padana Superiore 2/B , 20063
Cernusco sul Naviglio (Mi) – tel. 02929741 – www.fujifilm.it

Caratteristiche dichiarate dal costruttore

Sensore: APS-C X-Trans CMOS IV senza filtro passa basso – 26,1 MP effettivi
Innesto obiettivo: Fujifilm X Mount; fattore di Crop: 1,5x sia foto che video 4K/2K
Processore: X-Processor Pro 4
Estensione gamma dinamica: 12+ Stop
Sensibilità: 160-12.800 ISO, estesa 80-51.200 ISO
Autofocus: AF Intelligent Hybrid (rilevamento contrasto e fase) con joystick
Monitor: Touch 3.0”/1.04MP, copertura 100%, articolazione orizzontale e verticale
Viewfinder: OLED 2.36MP e 100Fps, copertura 100%, ingrandimento 0.77x
Stabilizzazione dell’immagine: tramite obiettivi stabilizzati con sistema OIS
Scatto di foto a raffica: JPEG fino a 20 fps con shutter elettronico (a 30 fps@16,6 MP)
Buffer: in base alla velocità di scatto, da 26 JPEG/17 RAW a 216 JPEG/34 RAW
Funzioni fotografiche speciali: Pre-scatto, Time lapse, panorama
Simulazioni pellicola: 16 modalità (Provia/Standard, Velvia/Vivid, Astia/Soft, Classic Chrome, Pro Neg.Hi, Pro Neg.Std, B&W, B&W +Ye Filter, B&W +R Filter, B&W +G Filter, Sepia, Acros, Acros+Ye Filter, Acros+R Filter, Acros+G Filter, Eterna/Cinema)
Filtri avanzati: Toy camera, Miniatura, Pop color, High &Low-key, Dynamic tone, Soft focus, Colore parziale; Effetti: grana, forte, debole, no; color chrome: forte, debole, no
Formati di reg. 4K: DCI 17:9 4096×2160 e UHD 3840×2160 16:9 fino a 60p, max 10 minuti
Formati di reg. 2K: 17:9 2048×1080 e Full HD 1920×1080 16:9, durata massima 15 minuti
Registrazione Video high speed: Fino a 120fps in Full HD, durata massima 6 minuti
Formato file video: MOV H264 8 bit 4:2:0 sino a 200 Mbps, 4K e FHD, a tutti i frame rate
Profili colore Log: F-Log
Massima durata di registrazione video continua: 15 minuti (in Full HD)
Connessioni: USB 3.1 Type C; microfono: Mini jack da 2,5mm, adattatore da 3,5mm optional; cuffia: su USB-C tramite adattatore optional; video: HDMI micro type D
Slot memory card: singolo per SD, SDHC, SDXC UHS-I con supporto fino a 512GB
Dimensioni: 118,4 x 82.8 x 46.8 Peso: 333g corpo, 383g con batteria e scheda
Durata batteria: 380 foto (CIPA) con ottica XF35 F1.4 o 45 minuti video 4K (60 continui)
In dotazione: Batteria ioni di litio NP-W126S 1260mAh, alimentatore/caricabatterie, cavo USB-C, tracolla, tappo corpo, clip per cinturino, utensile per il fissaggio clip

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