Mer 24 Aprile 2024

Fotocamera Mirrorless Panasonic Lumix DC-GH5S e Panasonic Lumix DC-G9

Test estratto da: Tutto Digitale 121 – Maggio 2018
Fotocamera mirrorless
Panasonic
Lumix DC-GH5S e Lumix DC-G9
– Prezzo: Lumix DC-GH5S Prezzo: € 2.499,99 – Lumix DC-G9 Prezzo: € 1.699,99
Come promesso, ecco la prova di alcuni elementi molto validi di una soluzione mirrorless completa by Panasonic: 2 macchine e 3 ottiche, adatte a fotografi e videomaker
Panasonic

Dalla prima mirrorless Panasonic Lumix DMC-G1 in poi il marchio giapponese ha battezzato circa ogni due anni una nuova macchina della serie, ed  è passato meno di un anno da quando abbiamo pubblicato una prova molto completa della GH5, quinta evoluzione delle fotocamere nate per fare video di Panasonic. A distanza di circa 9 mesi dall’ultima è uscita però a sorpresa l’evoluzione S, che estremizza la vocazione video: un sensore realizzato ex novo, questa volta dotato di filtro passa basso e una risoluzione dimezzata, con funzionalità dual ISO, consente infatti alla macchina di sfoggiare prestazioni in low light notevolmente migliorate. Un solo numero basta per capire quanto sia notevole il divario rispetto alla gemella; in modalità estesa la versione S può riprendere video e scattare foto sino a 204.000 ISO contro i 12.800 della GH5 (la GH4 si fermava addirittura a 6400…).
Il sensore ha dimensioni maggiori rispetto a quanto sarebbe necessario per coprire il frame micro 4/3 e ciò consente, così come lo era per la GH2,  di ottenere lo stesso angolo di inquadratura scegliendo aspect ratio differenti; 16:9, 17:9, 4:3, 3:2.
Allo stesso tempo, girando nel formato DCI 4K (17:9 4096×2160), questa caratteristica ha permesso di ridurre il crop factor da 2 ad 1.8 a tutto vantaggio del grandangolo.
La scelta del nuovo sensore maggiorato ha però anche un effetto collaterale; non è presente la stabilizzazione elettroattuata, che tanto si è fatta apprezzare su GH5 e soprattutto sull’altra gemella “fotografica”,  la G9, di cui parliamo in queste stesse pagine. Secondo Panasonic questa dolorosa rinuncia è stata motivata dalle maggiori dimensioni del sensore e dal fatto che, per migliorare la resa degli stabilizzatori professionali, gimbal in testa, è necessario rendere l’elemento fotosensibile assolutamente solidale al corpo macchina. Con la tecnologia attuale non è possibile bloccare completamente un sensore stabilizzato, anche quando la funzione è disattivata. Quindi, senza dispositivi esterni, per minimizzare effetto mosso e vibrazioni bisogna affidarsi unicamente alle ottiche dotate di Power e Mega OIS, (Optical Image Stabilizer), ed a quello elettronico che agisce ingrandendo l’immagine e tagliandone i bordi,  riducendo grandangolo ed angolo di visione.
Le ottimizzazioni per i videomaker vanno però oltre quelle già elencate. Su questa fotocamera sui generis troviamo infatti caratteristiche sinora riservate a videocamere di buon livello. Con un cavo adattatore fornito in dotazione, il connettore syncro flash si trasforma in un ingresso ed uscita timecode per sincronizzare più macchine in ambienti multicamera. La sezione audio, che avevamo già elogiato, riceve ulteriore linfa e la possibilità di attivare o meno sull’ingresso microfonico il phantom power +48V e la commutazione tra segnale di linea o mic in ingresso.
Esternamente GH5 e GH5S sono quasi identiche; la nuova si differenzia solo per il tasto rec video, rosso, sgargiante e molto bello, che ricorda l’engine start delle automobili da corsa. Il monitor LCD da 3.2” e 1.6 MP è identico, mentre il viewfinder da 3.6 MP è nuovo e si spinge nella velocità di aggiornamento sino a 120 volte al secondo. La batteria resta la stessa e la buona autonomia aumenta leggermente per l’assenza del sistema di stabilizzazione del sensore. Internamente una progettazione realizzata appositamente scongiura surriscaldamenti in caso di registrazioni video prolungate, e non vi sono limiti nella durata delle singole clip.

Low Light finalmente OK

La prova della GH5 aveva evidenziato un comportamento esemplare in tutte le circostanze in cui non era necessario usare ISO elevati. La GH5S conferma queste doti, e migliora notevolmente le potenzialità di ripresa in condizioni di scarsa illuminazione ambientale. Come abbiamo detto nell’introduzione, il software consente ora di spingere il guadagno sino a 204.000 ISO, valore per il quale la macchina potrebbe anche essere definita un occhio bionico o un visore notturno; si spinge infatti ben oltre la soglia della percezione dell’occhio umano. Nell’uso pratico i valori oltre 25.600 ISO sono però pura accademia, in quanto il rumore diventa troppo alto per un uso professionale.
La GH5S permette di spingere sugli ISO mantenendo il rumore a livelli contenuti, preservando risoluzione reale e dettagli in maniera convincente,e superando la gemella GH5, che a nostro avviso permette un uso senza compromessi sino a 1600 ISO e 3200 ISO come massimo limite accettabile, valore che sulla S si sposta a 12.800. Certamente una tale differenza è il frutto di una serie di ottimizzazioni e non solo della risoluzione dimezzata e del sensore dual ISO, che opera a 400 e 2500 ISO.
Il tutto, in in maniera affine alla EVA1 provata sul numero 119, che però ha range 800/2500; su questa camera la commutazione automatica funziona benissimo e non abbiamo trovato benefici nella selezione manuale.
La macchina sceglie sempre l’impostazione ottimale.
Sempre in merito alla resa notturna o in ambienti chiusi, sottolineiamo che abbiamo positivamente riscontrato l’ottima resa cromatica anche usando sorgenti luminose domestiche, come LED caratterizzate da CRI (Color Render Index) molto scarso; per il videomaker indipendente la possibiltà di riprendere  senza dover allestire un parco luci ad hoc rappresenta un grosso vantaggio.

AF fra Pro e Contro

Nella prova della GH5 avevamo evidenziato un buon funzionamento dell’autofocus in ambito fotografico, mentre in quello video l’AF si era rivelato spesso inaffidabile. Sulla S, che ha beneficiato anche di tutte le migliorie software rilasciate successivamente, la tecnologia DFD, Depth From Defocus, rimane la stessa, ma registriamo un miglioramento di resa in video, che risulta rapida e precisa, anche con luce abbastanza contenuta, a conferma diquanto dichiarato dal costruttore. Oltre una certa soglia però si registrano talvolta, in maniera casuale, rapidi out of focus e refocusing, che possono risultare fastidiosi. Le funzioni di inseguimento sono buone, ma ancora migliorabili e non all’altezza dei sistemi ibridi dotati sia del rilevamento di fase che di contrasto. Certo, probabilmente chi acquisterà questa camera, per fare video, difficilmente userà il fuoco automatico, prediligendo quello manuale. In queste circostanze potrà essere sfruttate l’ottima assistenza offerta dalla camera. Il peaking risulta sempre pratico ed il magnifier è eccellente; utilizzandolo, quando si agisce sul fuoco, la scena viene ingrandita automaticamente.
Con il joystick si resetta e si sceglie rapidamente l’area di interesse e con le rotelle multifunzione si interviene sull’entità dell’ingrandimento.
Per gli amanti dei giochi sui piani focali, anche con le ottiche fotografiche che non forniscono lo stesso feeling di quelle cinema, la funzione transition focus permette di impostare tre punti di fuoco e di andare da uno all’altro con morbidezza e tempi di pausa desiderati con precisione e fluidità assolute. Abbiamo trovato questa funzione davvero interessante.

Stabilizzazione? MMMH…

Come abbiamo detto alcune scelte tecniche di questo modello hanno portato a inevitabili rinunce; quella più dolorosa è stata certamente quella di eliminare il sistema di stabilizzazione del sensore. Questo tipo di macchina, compatta ed economica, a nostro avviso si abbina a perfezione con le esigenze delle piccole produzioni e dei videomaker indipendenti, in circostanze in cui si gira con pochi mezzi tecnici ed umani. È vero che il mercato offre ormai supporti stabilizzati molto compatti ed economici, ma poter operare senza complicazioni resta comunque un vantaggio. Le ottiche stabilizzate della serie Power OIS forniscono un grado di attenuazione di movimenti e vibrazioni consistente, ma i sistemi di cui sono dotate la GH5 (e soprattutto la G9) permettono operatività e versatilità notevolmente maggiori;  basta tirare la macchina fuori dalla borsa e si può agire in tre secondi. Peccato che Panasonic non abbia trovato il modo di mantenere la sua brillantissima tecnologia Dual IS  anche sulla GH5S.
La stabilizzazione elettronica aiuta un altro po’ le ottiche giroscopiche in molte circostanze, ma ovviamente è sempre un palliativo che comporta tra l’altro la perdita di grandangolo.

Rolling, netto progresso

Come da prassi, tutte le macchine che passano sotto i nostri ferri vengono esaminate in relazione al loro rolling shutter. Durante la prova della GH5 avevamo apprezzato il notevole progresso rispetto alla GH4, e la S migliora ulteriormente. Secondo Panasonic la velocità di read out è aumentata di 1,3 volte e ciò consente di avere, in video, un effetto skew (deformazione orizzontale con camera in movimento), ancor più contenuto, e di poter usare lo shutter elettronico in fotografia con maggiore tranquillità, tanto che in alcune circostanze, esaminando gli scatti effettuati su soggetti in rapido movimento, sembra di avere a disposizione un global shutter.

Fantasia di Codec

GH5S eredita i codec di registrazione aggiunti alla GH5 con la versione 2.0 del firmware, e quindi da questo punto di vista si posiziona su un livello di eccellenza non solo tra le fotocamere, ma anche tra le videocamere. Per preservare le informazioni cromatiche ed esaltarle in fase di post, sono disponibili infatti formati 4:2:2 a 10bit con data rate sino a 400Mb al secondo.
Per sfruttare questi formati occorrono schede (SD) non particolarmente costose, ma di qualità, certificate almeno V60. Come abbiamo già detto prima, i formati video e frame rate supportati sono tutti quelli disponibili per una macchina da presa 4K. L’unica cosa mancante alla GH5S – in quest’area – rispetto ad una cinema camera vera come la EVA1, è la registrazione RAW.
Il V-Log L, picture profile a basso contrasto e saturazione per mantenere al massimo la gamma dinamica nei file (comune alle macchine pro VariCam, opzionale su GH5) è qui di serie, ed in macchina sono presenti utili strumenti per sfruttare tale funzionalità al massimo. È  infatti possibile impostare una LUT per lo sviluppo, per visualizzare nel monitor, nel viewfinder e nell’uscita HDMI, il contrasto corretto che aiuta nella messa a fuoco e nella realizzazione dei ‘look’ desiderati.
Per chi volesse ottenere questi ultimi direttamente in camera, senza passare dalla post, sono presenti tantissime personalizzazioni, e vari preset.
Tra i picture profile non manca l’HLG (Hybrid Log Gamma, profilo colore per l’HDR, High Dynamic Range), che consente ancora una volta di preservare il massimo della gamma dinamica nel file, e visualizzarlo automaticamente in maniera corretta, in monitor e TV compatibili, applicando la LUT ideale in maniera trasparente, senza alcun intervento in post.

High Speed & Slow motion

Già la GH5 aveva colpito all’epoca per la versatilità dei codec e le capacità velocistiche, in termini di frame rate; con GH5S Panasonic rafforza questo primato, aggiungendo il supporto 50/60p non solo all’UHD ma anche al 4K cinematografico, dando la possibilità ai videomaker di sfruttare slowmotion fluidi in qualsiasi formato. Scendendo come risoluzione al Full HD, il già notevole limite di 180 fps della GH5 viene sorpassato, con l’asticella ora fissata a 240 fps, un valore davvero elevato. Va detto però che sussistono alcuni fattori di cui tener conto. Con questa macchina qualsiasi opzione in high speed disattiva la registrazione audio e l’autofocus e, mano mano che si sale con gli fps, la risoluzione reale diminuisce, ed appaiono rumore, linee diagonali scalettate ed artefatti di compressione. La grande duttilità del sensore dual ISO aiuta moltissimo in questo frangente.
La ripresa high speed impone spesso shutter rapidissimi per poter cogliere movimenti veloci, e quindi la gestione della luce richiede ISO elevati. Molte camere in tale modus operandi non permettono di utilizzare valori superiori ad 800 a causa della comparsa di tantissimo rumore, invece con la GH5S si va che è una meraviglia.
Abbiamo realizzato immagini in pratica perfette anche a 3200 ISO e forse ci saremmo potuti spingere ancora più in alto. In questa situazione particolare, più che il rumore, il limite diventa il codec, che – sebbene sia sufficientemente robusto grazie ai suoi 100 Mbps – fa apparire evidenti artefatti di compressione in caso di condizioni di luce scarsa, critica.
Le nuove funzioni video ci stavano facendo dimenticare che la GH5S è pur sempre una macchina fotografica, e che pertanto permette ovviamente  anche di scattare le classiche foto.
Più che la risoluzione non eccessiva, a nostro avviso a penalizzare il lavoro dei fotografi sarà l’assenza dello stabilizzatore sul sensore, che rende arduo l’utilizzo di tempi di posa molto lunghi operando a mano libera, seppure, anche in questo caso, una delle tantissime ottiche Panasonic/Leica dotate di Power OIS aiuta e non poco.
La risoluzione da 10,2 MP fa perdere la modalità fotografica 6K da 18 MP della GH5, e la raffica di foto a 30 fps estratte da un video H265, e può limitare l’uso delle immagini in alcune applicazioni, con una minore possibilità di ritaglio ed ingrandimento di parte dell’immagine.
In compenso la maggiore ricchezza cromatica dei RAW generati a 14 bit fornisce tutto il dettaglio e la qualità che occorrono a chi pubblicherà le immagini unicamente su schermo, instagrammer in testa, e a chi le stamperà fino a dimensioni medie.

L’attimo fuggente

Panasonic con la GH5S ha dato un’ulteriore svolta all’indirizzo ‘video’ della fortunata serie GH. Il nuovo elemento fotosensibile ha risolto il limite maggiore della GH5, ossia la scarsa propensione ad essere utilizzata con ISO maggiori di 1600, e altre implementazioni hanno migliorato ancora la camera, tra cui la possibilità di girare in vero 4K cinematografico fino a 60 fotogrammi al secondo o fino a 240 fps in full HD e la capacità di registrare e generare il Timecode.
L’uso fotografico viene limitato dal taglio di risoluzione, mentre quello video riceve tanti benefici, grandi e piccoli; entrambi gli utilizzi sono penalizzati da una sola e comune carenza, l’assenza del sistema di stabilizzazione del sensore, che operando in simbiosi con le ottiche Power OIS, ha contribuito al successo della GH5. Gli utenti che per budget e tipo di lavoro utilizzano frequentemente un gimbal o un drone, troveranno invece questa cosa addirittura vantaggiosa.
Infine, si fa apprezzare la capacità della macchina di avviarsi e scattare immediatamente all’accensione, caratteristica che consente al fotografo di cogliere sempre il cosiddetto ‘attimo fuggente’.
E veniamo alla Lumix G9, la mirrorless micro quattro terzi di Panasonic nata per soddisfare un’utenza maggiormente orientata all’uso fotografico, grazie ad una serie di ottimizzazioni, all’adozione del display LCD ed alla maggiore velocità della raffica fotografica.
Sullo scorso numero di Tutto Digitale vi abbiamo svelato i retroscena delle prove della G9 e della GH5S che stiamo pubblicando oggi. Come accennato in quell’occasione, avendo avuto per le mani la G9, ‘fuori programma’, anche se per poco tempo, non abbiamo resistito alla tentazione di metterla alla frusta per verificare le sue qualità.
La parentela della G9 con le GH5/GH5S è evidentissima, tanto che l’abbiamo definita la terza gemella. La somiglianza non è solo estetica: l’hardware, il DNA, è quasi identico a quello della prima sorella che abbiamo testato lo scorso anno. Le prove delle tre sono quindi strettamente correlate, e per questo motivo, come nel caso della GH5S, suggeriamo la lettura di tutti gli articoli per comprendere le potenzialità e le differenze di questa e delle altre macchine di Panasonic.
Se il DNA è comune le personalità sono però differenti: la G9 nasce per offrire qualcosa in più al comparto fotografico, e al tempo stesso rinuncia ad una parte dei plus video della GH5. Una scelta che, alla fine, consente alla G9 di essere più aggressiva alla voce prezzo…
Esternamente il corpo della macchina si presenta compatto, sempre costruito con cura e con materiali di qualità. Apparentemente la G9 sembra essere identica alle altre sorelle, ma ad un esame approfondito le differenze ci sono. Le più evidenti sono concentrate sulla parte superiore; sulla G9 infatti campeggia un apprezzabile schermo LCD, che mostra le regolazioni più importanti della camera. Una presenza comune sulle DSLR classiche, ma sinora inedita su una mirrorless Panasonic. La presenza del display ha reso necessario spostare la rotella dei programmi dal lato destro a quello sinistro: questa è stata accorpata, in un unico comando doppio, coassiale, con la rotella delle modalità di scatto. L’impugnatura è più pronunciata e sono presenti alcuni comandi fisici aggiuntivi. Nella parte anteriore, attorno all’attacco dell’obiettivo, c’è un tasto programmabile in più, e sul lato sinistro, un commutatore con due posizioni, Fn lever, leva delle funzioni, che permette, dal menù, di programmare ben 20 modalità. Di default è assegnata l’attivazione della modalità silenziosa.
Nella parte posteriore, un tasto funzione in meno, ma la differenza è nel monitor, di dimensioni impercettibilmente inferiori, 3 contro 3.2”, e con risoluzione scesa da 1,6 ad 1,04 MP, sebbene la copertura resti del 100% e nell’uso non si notino grosse differenze.
La risoluzione è comunque adeguata alla valutazione delle funzionalità della camera e la luminosità riesce a contrastare sufficientemente la luce ambientale anche nelle giornate assolate. Il viewfinder ha caratteristiche analoghe a quello della GH5S (identico per dimensioni, copertura, e risoluzione a quello della GH5, ma con una modalità in cui raggiunge il valore di 0,83x di ingrandimento). Nuova la possibilità di impostare il “modo notte”, in cui EVF e monitor mostrano solo la componente rossa dell’immagine per agevolare la visione in oscurità totale (l’uscita HDMI non viene influenzata da tale modalità).  Le funzionalità touch del display restano inalterate, inclusa la modalità pad che permette di usare il display per la selezione del fuoco anche quando si usa il viewfinder.
Da notare che il battery grip aggiuntivo dedicato è piuttosto costoso, ma è ben realizzato, con comandi duplicati per scattare in verticale, e consente di raddoppiare la già buona autonomia della batteria da 14Wh con un secondo alloggio.
Se dal punto di vista ergonomico le differenze sono minime, anche dentro G9 e GH5 sono molto simili (ma certamente non uguali).
Il processore Venus Engine si è evoluto per migliorare la resa e la velocità fotografica che raggiunge valori da record – variabili in base al tipo di otturatore ed autofocus prescelti.
I valori massimi si ottengono con lo shutter elettronico, che permette di raggiunge la stratosferica cifra di 60 foto al secondo quando l’autofocus è effettuato solo sul primo fotogramma. Selezionando l’AF continuo, la velocità della raffica scende, ma resta sempre ad una quota molto alta ed in linea con le migliori ammiraglie DSLR, 20 fps.
Con l’otturatore meccanico, quotato per una durata di 200.000 scatti, la velocità scende a 12 o 9 fps a seconda del setting dell’autofocus. Quest’ultima velocità permette però di effettuare raffiche lunghissime, sino a 600 RAW e JPEG in fila! Al massimo della velocità invece il buffer si riduce a circa 60 scatti. Lo shutter elettronico è del tipo rolling, e quindi soggetto ai problemi di questa tecnologia (deformazione dei soggetti in movimento molto rapido in primis). Fortunatamente, come in video, il sensore ha una buona velocità di readout, tra le migliori in assoluto tra i “rolling” e quindi i difetti appaiono solo con velocità molto elevate.
Come sulla GH5 non mancano le modalità fotografiche 6K e 4K; in particolare la prima consente di ottenere delle raffiche fotografiche pressoché illimitate in durata, da 30 fps con 18 MP di risoluzione; le foto vengono ricavate, virtualmente, da un file video H265 di grande qualità.
Una volta ottenute le immagini, queste mantengono tutti i dati relativi all’EXIF, quindi ISO, diaframma, etc. A rendere tutto più bello è la possibilità di attivare il pre-buffer, che memorizza le foto con un anticipo di mezzo secondo prima della pressione del tasto di scatto. Cogliere l’attimo diventa così ancor più semplice. Nella modalità 4K la risoluzione si riduce, ma la velocità aumenta a 60 fps.

Post focus & altri tesori

Sulla stessa tecnologia di video ad alta qualità si basano altre funzioni fotografiche avanzate, come il post focus (che permette di scegliere il piano focale dopo lo scatto, confrontando appunto frame catturati in rapida successione, ciascuno con un valore di fuoco leggermente differente) e lo stack focus (in cui le immagini scattate con piani focali differenti vengono combinate in una sola foto con profondità di campo elevata). Questa funzione viene effettuata in macchina, con la possibilità di scelta automatica o manuale del soggetto da mantenere a fuoco. Apprezziamo poi la presenza di modalità di scatto Time Lapse e stop motion senza dover accoppiare controller esterni. Da notare che, per le modalità fotografiche 6K e 4K, è possibile correggere in camera le distorsioni causate dal rolling shutter, con una funzione apposita in fase di salvataggio.

GH5S…uper

La qualità degli scatti è notevole. In  genere vengono confermate le qualità della GH5, con il medesimo limite nella resa ad ISO elevati, qui alleggerito dallo stabilizzatore ancora più efficiente che permette pertanto di compensare usando tempi più lunghi. Per gli amanti delle lunghe esposizioni, la macchina permette di impostare lo shutter sino a 60 secondi. In scarse condizioni di luce si attiva la riduzione rumore, che sebbene sia un po’ lenta, fornisce risultati molto buoni.
Se già sulla GH5 i file JPEG venivano sviluppati molto bene in macchina, sulla G9 Panasonic ha lavorato per migliorare ulteriormente questo aspetto, con lo scopo di realizzare la fotocamera con la miglior resa “SOOC”, straigh out of camera. Per la post produzione dei RAW viene fornito il download gratuito di un software di terze parti, Silky Pix Developer Studio, dotato di buone funzionalità.

80 mega pixel!

A sottolineare ancora una volta la vocazione ‘foto’, questo modello aggiunge una funzione importante; grazie al sensore elettroattuato, è supportata la modalità pixel shift.
La macchina scatta 8 foto in sequenza, spostando in ognuna il sensore in varie direzioni, per ottenere foto da 80 megapixel. Il sensore viene posizionato in modo tale da poter avere, per ogni pixel, le piene informazioni RGB.
Il risultato non è solo una foto di risoluzione maggiore, ma c’è molta differenza nella definizione e nella qualità dei dettagli. Come già detto per le altre macchine che supportano questo tipo di tecnologia, è necessario usare un cavalletto per immortalare scene statiche, che non devono mutare nell’arco di tempo in cui la macchina completa tutti gli 8 scatti.
A differenza di altre macchine, che richiedono l’elaborazione degli scatti in post-produzione, la G9 fa tutto da sola, e la foto viene generata già pronta sia in RAW che in JPEG.

Dietro le sigle DFD, DIS, POIS

Il sistema di messa a fuoco automatico resta lo stesso di GH5 e GH5S; si tratta del Panasonic DFD, Depth From Defocus, che ormai conosciamo molto bene. Dotato di 225 punti a rilevamento di contrasto, funziona benissimo per le foto, discretamente per il video.
In fotografia, risulta molto affidabile ma richiede un minimo di assuefazione, in quanto, in modalità continua, fornisce nel viewfinder un continuo effetto fuoco – fuori fuoco; dopo poco tempo ci si abitua e non ci si fa più caso. La G9 dispone di riconoscimento di volti ed occhi ed è stata aggiunta, rispetto alle altre sorelle, la capacità di riconoscere anche intere figure umane. Il risultato è buono anche su soggetti in movimento; solo in caso di soggetti rapidissimi appare una percentuale di fotogrammi fuori fuoco. Il fuoco manuale è identico a quello delle sorelle, e si apprezzano pertanto le ottime assistenze, peaking ed ingrandimento.
Veniamo al piatto forte della casa. Già sulla GH5 avevamo riscontrato una stabilizzazione efficace, grazie al Dual IS, sistema che fa lavorare simbioticamente il sensore elettroattuato e gli obiettivi Power OIS di Panasonic e Leica. Sulla G9 il sistema è stato ulteriormente migliorato, sino a raggiungere il valore, nuovamente record, di 6.5 stop. Nell’uso fotografico questo numero si traduce nella possibilità di scattare a mano libera anche quando le esigenze creative e tecniche richiedono tempi di esposizione molto lunga. In video l’effetto è devastante; se in alcune circostanze steadycam e gimbal sono ancora irraggiungibili, in molte altre la G9 fa cose che sino a poco tempo fa ci sarebbero sembrate impossibili. Con un minimo di attenzione con focali corte si può camminare senza far notare i passi, con focali lunghe e lunghissime si può girare a mano libera. In questa prova abbiamo avuto a disposizione due zoom tele, il 35-100 F2.8 equivalente ad un 70-200, e soprattutto ‘il cannone’, il Leica DC Vario Elmar (200-800mm equivalenti). Con questo obiettivo abbiamo girato a mano libera con la focale ad 800mm, inquadrando soggetti a chilometri di distanza, dove a minime oscillazioni corrispondono movimenti di campo visivo di metri, ricavando immagini stabili. Insomma, da questo punto di vista, la G9 rappresenta un vero e proprio punto di riferimento.
Sinora abbiamo visto che le prestazioni fotografiche della G9 sono di livello assoluto. Sappiamo però che le prestazioni video sono limitate rispetto alla gemella GH5, ma si tratta di limiti relativi, in quanto le funzioni disponibili sono comunque notevoli. Volendoci soffermare sul confronto con le gemelle di casa, è stata eliminata la possibilità, in 4K, di registrare con il frame size 4K DCI 17:9 4096×2160, e di sfruttare i codec video di qualità più elevata, UHD a 10bit e gli “All Intra” a 200 e 400 Mbps. Inoltre è stato introdotto un limite di durata per le singole clip, 12 minuti in 4K UHD e circa 30 in Full HD.
Per la registrazione restano comunque disponibili alternative di spessore, a volte non comuni in altre macchine concorrenti di altri produttori. In 4K UHD  si registra infatti sino a 50/60p e 150 Mbps, ed in Full HD high speed per gli slow motion sino a 180 fps. In pari condizioni, i file video video risultano assolutamente sovrapponibili a quelli della GH5 e sono quindi di qualità molto, molto elevata, con dettagli rappresentati con precisione e colori vividi e naturali. Essendo così simile alla GH5, la G9 resta un poco ‘pigra’ ad alti ISO: a 1600 è ancora perfetta, a 3200 il rumore comincia ad essere visibile; questa debolezza è facilmente superabile accoppiando ottiche molto luminose, attingendo all’ampio portfolio di Panasonic e Leica o addirittura ad ottiche di terze parti adattate con speed booster. Infine, dato il tipo di utenza per cui è stata pensata, non è possibile acquistare la licenza per sbloccare il V-LogL (il profilo colore a basso contrasto e saturazione delle VariCam, disponibile come opzione sulla GH5 e di serie sulla GH5S).
La sezione audio conferma quanto di buono abbiamo riscontrato con la GH5, con microfoni integrati di grande qualità e prese mini jack per cuffia e microfono.

Tutto considerato…

La DC-G9 si è distinta per le sue notevoli qualità fotografiche, che si manifestano soprattutto con velocità di scatto e stabilizzazione da record. Una camera che per alcuni versi non fa rimpiangere  macchine high speed decisamente più costose e che ha dalla sua pregi e difetti del sistema MFT mirrorless di Panasonic, di cui abbiamo già parlato.
E’ in grado di generare immagini e video bellissimi, ma soffre un po’ ad alti ISO. In ogni caso, sebbene esistano macchine anche FF con pesi e ingombri simili, considerando l’insieme fotocamera più ottiche, questa Panasonic è un esempio perfetto di portabilità e praticità.
Per quanto riguarda la competizione in casa, rispetto alle sue gemelle diverse GH5 e GH5S, la G9 si farà preferire dagli utenti principalmente fotografi, che potranno comunque puntare su un comparto video di valore molto elevato con una stabilizzazione ulteriormente migliorata.
Ad aiutare la scelta di alcuni indecisi verso la G9 sarà poi il prezzo, accessibile in valore assoluto e più contenuto di diverse centinaia di euro rispetto alle altre mirrorless professionali di Panasonic, cosa che contribuisce ad ottenere un rapporto, con la qualità, molto elevato.
Raramente ci è capitato di provare sullo stesso numero due macchine così simili ed allo stesso tempo così diverse proposte dallo stesso produttore. Con la disponibilità della GH5S, aggiuntasi alle GH5 e G9, Panasonic ha creato un notevole parco macchine mirrorless con attacco MFT. Tre macchine molto simili tra loro, tanto che abbiamo scelto di chiamarle gemelle diverse, ma ciascuna con una propria personalità e con caratteristiche destinate ad uno specifico tipo di utenza. Alcuni utenti potrebbero essere disorientati da questa possibilità di scelta, ma di certo chi ha necessità di un prodotto con funzioni video spinte, da usare con gimbal ed altri sistemi di stabilizzazione, non potrà che scegliere la S, che ha un costo lievemente più elevato (ma in parte compensato dalla presenza di serie del modulo software V-Log L, che sulla GH5 si paga circa 100 euro). All’estremo opposto si pone la G9, dotata di una stabilizzazione da record e di una maggiore propensione fotografica, unita al costo di acquisto più vantaggioso tra le tre. Per questo motivo la G9 stuzzicherà maggiormente gli appetiti degli utenti del settore fotografico.
Nel mezzo la GH5, il compromesso perfetto tra i due mondi video e fotografico, che paga, rispetto alla GH5S, soprattutto una minore resa ad ISO superiori a 1600.
Qualunque sia la scelta, siamo davanti a tre macchine davvero ben riuscite…

Paolo Castellano

Pagella

Panasonic Lumix DC-GH5S
ESTETICA  8/10
L’aspetto è lo stesso della GH5, classico e piacevole, incrocio tra una mirrorless ed una DSLR. Gli ottimi materiali impiegati traspirano qualità già alla vista ed influenzano positivamente anche la resa estetica. Molto bello il tasto record.
COSTRUZIONE  9/10
Conferma le doti delle altre gemelle. Qualità eccellente di tutti i componenti. Metalli e plastiche pregiate, montaggio e finiture ottime, corpo tropicalizzato.
VERSATILITA’  9/10
Corredo di codec assai ampio e slow-motion in Full HD sino a 240 fps. Fa anche delle ottime foto, limitate in definizione, ma ricche cromaticamente grazie al RAW a 14bit. V-Log L di serie.Non ottiene il massimo dei voti per l’assenza dello stabilizzatore.
PRESTAZIONI 9/10
Prestazioni low light finalmente all’altezza, con ottima resa video in tutte le condizioni di luminosità; rolling shutter ridotto. Immagini video e fotografiche molto belle, grazie al sensore innovativo ed ai vari codec video 4:2:2 a 10 bit.
RAPPORTO Q/P  8/10
Nonostante il costo sia maggiore rispetto a quello della GH5, la S mantiene comunque un rapporto, in relazione alla qualità, decisamente interessante.

Panasonic Lumix DC-GH5S
PRO
✔  Formati di registrazione 4K DCI sino a 50/60p
✔  High Speed Recording sino a 240 fps
✔  Timecode IN/OUT
✔  Sezione audio eccellente
✔  Time lapse e stop motion integrati
✔  Peso ed ingombri contenuti
CONTRO
✔  Sensore non stabilizzato
✔  Autofocus in modalità video migliorabile
✔  Riprese high speed senza audio  ed autofocus

Panasonic Lumix DC-G9
PRO
✔  Viewfinder eccellente
✔  Stabilizzazione da record
✔  Velocità delle raffiche fotografiche
✔  High Speed Recording sino a 180 Fps
✔  Time lapse e stop motion integrati
✔  Rapporto qualità/prezzo
CONTRO
✔  AF in modalità video migliorabile
✔  Riprese high speed senza audio ed autofocus
✔  Resa migliorabile oltre 3200 ISO

Costruttore:  Panasonic Corporation, Giappone
Distributore: Panasonic Italia, viale dell’Innovazione 3, 20126 Milano tel. 02 67881- www.panasonic.it

Caratteristiche dichiarate dal costruttore

Panasonic Lumix DC-GH5S
Sensore: Live MOS da 10.2 MP effettivi con filtro bassa basso
Fattore di Crop: Variabile, a seconda del formato di ottica e video/foto, da 2 a 1,8x. In modalità video 4K DCI 4096×2160 17:9 è 1,8x
Autofocus: Panasonic DPD a rilevamento di contrasto,  con 225 aree di messa a fuoco e Joystick per il controllo
Monitor: OLED touch da 3.2” e 1.6MP
Viewfinder: LVF OLED da 3.6MP e 120Fps, con copertura 100%
Stabilizzazione: Solo elettronica, con ingrandimento e ritaglio dell’immagine.
Raffica: Fino a 11Fps in RAW a 14bit, con buffer tra 80 e 600 scatti a seconda del formato di file.
Funzioni foto speciali: 4K foto continuo illimitato, post focus, time lapse, stop motion
Tropicalizzazione: Si, corpo impermeabile ad umidità, spruzzi d’acqua e polvere.
Formati di registrazione 4K: DCI 4096×2160 e UHD 3820×2160 @ 24/25/30/50/ 60p 10 bit IBP con camp. 4:2:2 su SD a 150Mbps; in arrivo ALL-I a 400Mbps
Formati file video: MOV, MP4 ed AVCHD, con campionamento 4:2:2 o 4:2:0. IBP fino a 150Mbps, All-I fino a 400Mbps
Uscita video: HDMI standard, con segnale 4K 4:2:2 a 10bit non compresso. Dispositivo hardware per il blocco del cavo.
Video alta velocità: Fino a 240fps in FHD con crop immagine, sino a 200fps senza.
Massima durata di registrazione dei video: Illimitata
Memory card: Doppio slot per SDHC-SDXC U3, con funzioni seamless e backup
Ingresso microfonico: Mini jack con alimentazione phantom +48V disattivabile e commutatore per ingresso di linea.
Ingressi audio XLR: Opzionali con interfaccia DMW-XLR1, dotata di comandi fisici per phantom +48V, Gain, Low cut, linea/mic
Dimensioni e peso: 138,5 x 98,1 x 87,4 mm; 660 grammi

Panasonic Lumix DC-G9
Sensore: Live MOS da 20.33 MP effettivi privo di  filtro bassa basso
Fattore di Crop: 2x
Autofocus: Panasonic DPD a rilevamento di contrasto,  con 225 aree di messa a fuoco e Joystick per il controllo
Monitor: OLED touch da 3.0” e 1.04MP
Viewfinder: LVF OLED da 3.6MP e 120 fps, con copertura del 100% del campo visivo ed ingrandimento 0.83x
Stabilizzazione dell’immagine: Panasonic Dual IS, con sensore elettroattuato
Scatto a raffica: Fino a 60Fps in RAW a 14bit, con un buffer tra 50 e 600 scatti a seconda del formato di file.
Funzioni fotografiche speciali: raffica 6K e 4K continua illimitata, post focus, time lapse, stop motion
Tropicalizzazione: Si, corpo impermeabile ad umidità, spruzzi d’acqua e polvere.
Risoluzione video: UHD 3820×2160 @ 24/25/30/50/60p su SD sino a 150Mbps
Formati file video: MOV, MP4 ed AVCHD, con campionamento 4:2:2 o 4:2:0. IBP fino a 150Mbps, All-I fino a 400Mbps
Uscita video: HDMI standard, con segnale 4K 4:2:2 a 10bit non compresso. Dispositivo hardware per il blocco del cavo.
Registrazione video ad alta velocità: Fino a 180fps in Full HD
Massima durata di registrazione dei video: Circa 12 minuti in UHD, circa 30 in FHD.
Memory card: Doppio slot per SDHC-SDXC U3, con funzioni seamless e backup
Ingresso microfonico: Mini jack
Uscita cuffia: Mini jack
Dimensioni e peso: 136,9 x 97,3 x 91,6 mm; 658 grammi

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