Gio 25 Aprile 2024

Red EPIC-W 8K (BRAIN)

Test estratto da: Tutto Digitale 112 Aprile 2017
Macchina da ripresa cinematografica
RED
EPIC-W 8K (BRAIN)
– Prezzo: € 29.770,00
La macchina da presa del momento, l’oggetto nemmeno tanto oscuro del desiderio, lo strumento per produzioni di alto livello, magari in 8K.
Un sogno che è realtà, Red Epic-W, nelle mani di Tutto Digitale per un test assolutamente entusiasmante
RED

Era di aprile, esattamente dieci anni fa. All’epoca, sovente seduto su uno scomodo sgabello, a lato della scrivania della coordinatrice di redazione, un giovane apprendista correggeva le bozze, come si conviene a chi abbia voglia di imparare davvero a fare del giornalismo specializzato.
Un apprendista decisamente fortunato, che aveva avuto la sorte di capitare in una redazione dove ancora i direttori leggevano i pezzi dei novellini, per poi sgridarli se mancano le virgole o i trattini nelle sigle degli apparecchi e subito dopo invitarli ad un pranzo con altri colleghi, in cui far spettacolo di aneddoti di vita vissuta.
Il numero 39 di una rivista di settore importante, una di quelle che hanno accompagnato la crescita e l’aggiornamento professionale di moltissimi videomaker italiani, era in chiusura, quando ecco un ultimo pezzo a scombussolarne il timone (si chiama così un sommario preliminare su cui si segnano, pagina per pagina, i contenuti del numero in preparazione). Direttamente dalla conferenza di presentazione italiana, erano infatti giunte in redazione le prime foto ufficiali di una nuova macchina da presa super35 mm per il cinema, capace di risoluzione 4K (anzi, 4K e mezzo!) e dal prezzo molto, molto aggressivo. Le poche immagini realizzate con la macchina e diffuse dalla giovane azienda – che non era giapponese, ma californiana – erano incredibili: sembravano fotografie di sorprendente qualità.
C’era qualcosa, però, che non tornava all’apprendista lettore di bozze, come ad esempio l’aggettivo “finestrato” riferito al sensore. Ma che vuol dire? Si apre come una finestra? Scusa, collaboratore che hai scritto il pezzo, che intendevi? Non saprei, ho tradotto “windowed” dal documento ufficiale. No, bisogna vederci chiaro: la regola è che se non si capisce una cosa, allora non ha senso pubblicarla. Chiamiamo il Direttore Tecnico. Pronto, cosa vuol dire “finestrato”? Per caso si tratta di un CMOS? Si. Allora è semplice: quel tipo di sensore può essere attivato anche non integralmente, e dunque se immagini il telaio di una finestra capisci che solo la superficie interna del dispositivo sarà accesa in certe modalità di ripresa. Ah, ho capito.
La rivista – indovinate un po’ – era la stessa che stringete tra le mani, o consultate sul vostro iPad, in questo momento. Il giovane apprendista era colui che scrive queste righe, l’aggettivo “finestrato” non lo usa più nessuno (“crop” funziona molto meglio) e la macchina da presa super35 mm 4K e mezzo era lei, la Red One.
Sono passati dieci anni da allora e ben tre generazioni di macchine da presa Red, con la casa californiana che continua il suo percorso nel cinema digitale, da outsider guardata con sospetto ad una coabitazione al vertice del mondo della produzione: in effetti, nella maggioranza dei set cinematografici digitali, infatti, nonostante la tradizione consolidata di Sony e Panasonic e la crescita progressiva di Canon, la macchina da presa più presente è Arri (che quest’anno festeggia un secolo di storia) oppure Red.

Dalla One alla Epic-W 8K

È normale dunque che l’arrivo di un nuovo modello generi curiosità e richieda un percorso di approfondimento, che con queste pagine arricchiamo di un nuovo passo.
Abbiamo infatti potuto mettere le mani su un esemplare della Epic-W 8K, macchina da presa che monta il sensore Helium da 35.4 MP, e che offre molte delle opzioni presenti sulla Weapon, la top di gamma dell’azienda, ad un costo inferiore, seppure sempre importante. Si tratta di una macchina che può registrare anche in 8K, sfruttando il Redcode Raw, ovvero il versatile e potente codec proprietario dell’azienda.
Insomma un apparecchio di riferimento tecnico e qualitativo che si rivolge per prezzo e prestazioni ad un segmento particolare del mercato. Stiamo parlando di macchine per il cinema o comunque per le produzioni televisive di alto livello, che generalmente passano attraverso i noleggi specializzati. Nonostante ciò, è alto il numero di produzioni indipendenti che diventano Red user: il costo elevato infatti viene in parte ammortizzato da un’intelligente politica di resi delle macchine già possedute. Ad esempio, il costo di listino dell’Epic-W 8K è di 29.770 euro (solo corpo), che però si riducono alla metà restituendo una Epic o una Scarlet Dragon posseduta in precedenza.
Oltre al corpo, però, Red produce e vende una serie di accessori, alcuni dei quali proprio accessori non sono, visto che senza di loro non è praticamente possibile gestire la macchina: pensiamo alla torretta intercambiabile o all’alloggiamento per le batterie V-mount, per non parlare dei Red Mag (i magazzini, cioè gli SSD su cui registrare i dati), del display LCD touch o del Sidekick, un pannello laterale con pulsanti, piccolo display OLED e ghiera di selezione dei comandi della camera.
Tutte queste aggiunte alzano il costo della macchina fino ad arrivare in vista dei quasi 40.000 euro di configurazione dell’apparecchio che abbiamo provato. È vero comunque che si tratta di accessori che si possono poi installare su altri corpi anche successivi – o recuperare dalle macchine possedute in precedenza – e dunque sono un investimento di lunga durata.

Design modulare

La macchina si presenta con il tipico design della terza generazione di camere Red, contraddistinte dal nome DSCM2: un parallelepipedo nero di magnesio e lega di alluminio, più alto che lungo, con il logo rosso sul frontale, subito sotto l’innesto degli obiettivi, ed evidenti scritte bianche di impatto sui lati. Sul piano superiore ci sono gli sfiati delle ventole e un buon numero di innesti per viti filettate, su cui è possibile installare maniglia, monitor Red Touch (con una porta di connessione dedicata) e altri accessori compatibili. A sinistra si trova l’alloggiamento per i magazzini.
La macchina ha, come accennato in precedenza, un design modulare e può essere arricchita con dispositivi ulteriori. Il primo da prendere in considerazione è la torretta. Il brain, così si chiama il corpo macchina in gergo-Red, è infatti privo di un innesto per obiettivi. Questo permette la personalizzazione della macchina a seconda della dotazione di ottiche di ciascun cliente.
La torretta può essere facilmente installata direttamente dall’utente, grazie a quattro viti sui quattro angoli: a parte svolgere l’operazione in ambiente chiuso, non eccessivamente polveroso, il cambio di innesto è veloce e non necessita di calibrazioni successive, al punto che abbiamo potuto effettuarlo anche durante i nostri test in studio, passando da obiettivi Zeiss CP.2 con innesto EF ad uno zoom 21-100, sempre Zeiss ma con baionetta PL. Nel catalogo ci sono dunque innesti per lenti PL, Canon EF, Nikon AF-S e AF-D e Leica-M: alcuni di questi sono disponibili in due versioni, alluminio e il più costoso titanio, mentre quello per le lenti PL da cinema è in magnesio oppure titanio.

Filtro ad hoc

Oltre all’innesto, la macchina può cambiare anche il filtro passa basso, ovvero quel particolare elemento che blocca le alte frequenze e consente di ridurre moiré ed aliasing. È possibile scegliere tra quattro proposte: lo standard, che era il filtro montato sull’apparecchio in prova ed è quello installato di serie sulle Epic-W 8K; poi una versione ottimizzata per la resa degli incarnati e delle alte luci, una per le riprese con poca luce ed un’ultima per le immagini subacquee.
Tra gli altri accessori che è possibile installare, segnaliamo anche un’impugnatura stile reflex, ma l’elenco è veramente lungo, con proposte che variano a seconda degli usi: dall’installazione su droni e gimbal fino all’uso come macchina a spalla, il sito di Red offre diversi pacchetti in grado di soddisfare molte esigenze.

8K e Redcode Raw

Sin dalla sua prima apparizione sul mercato, la Red si è distinta per due aspetti fondamentali, che hanno collocato le sue macchine da presa nella fantasia dei filmmaker di tutto il mondo. Il primo era – ed è tuttora – la risoluzione. Oggi girare in 4K è uno standard comune anche agli apparecchi di fascia consumer, per non parlare degli smartphone. Ma dieci anni fa l’HD muoveva i primi passi nella trasmissione televisiva e la pellicola era ancora il mezzo di registrazione principale delle macchine da presa per il cinema. Il 4K era una risoluzione incredibile, come oggi lo è l’8K, che è il tratto distintivo della Epic-W in prova.
L’altro punto di forza delle macchine Red è la registrazione in RAW, anzi in Redcode Raw. Si tratta di un sistema proprietario a compressione wavelet, senza perdita di qualità, che permette la raccolta dei dati grezzi direttamente dal sensore, demandando il debayering del segnale alla postproduzione. Questo consente di massimizzare le informazioni registrate su file e di rimandare a dopo le riprese tutte le scelte definitive di bilanciamento del bianco, sensibilità ed altri parametri di immagine. Il tutto con un flusso di dati sopportabile dagli attuali media di registrazione digitale. Quando si lavora in Redcode Raw è ovviamente sempre possibile impostare i parametri di ripresa, che però vengono conservati come metadati e non impressi nell’immagine: in questo modo si può già impostare il look del girato, da usare o variare in seguito. Di fatto quando si importano i file nel programma di editing si applica una color preliminare, che può rispettare o tradire senza problemi le scelte impostate sul set, incluso il valore della sensibilità ISO.
Ormai tutti i principali software – da Avid a Final Cut Pro X, passando per Premiere Pro CC, Edius, Vegas e DaVinci Resolve, supportano i file Red. La Epic-W 8K è però una macchina recente, e quindi sarà necessario controllare la compatibilità nativa delle versioni dei vari software ed eventualmente aggiornarle.
Inoltre la stessa Red offre anche un’applicazione stand-alone per il grading del girato che si chiama RedCineX Pro. Oltre ai parametri di base (WB, sensibilità, saturazione, contrasto…) l’interfaccia offre la possibilità di lavorare anche su curve, applicare LUT, decidere un reframing… insomma, una vera e propria stazione di grading, con cui è possibile anche preparare trascodifiche del materiale.
Girare in Raw e poter lavorare con molta flessibilità in post sulle immagini è un vero punto di forza di questa macchina, e a dire il vero di tutta la gamma di macchine da presa dell’azienda.

Non sarà troppo?

La Epic-W 8K è equipaggiata con il sensore CMOS Helium da 35.4 MP, una risoluzione insolitamente elevata per una macchina da presa digitale. Allo stato attuale dell’arte, non esistono proiezioni in tale formato al di fuori di alcuni esperimenti tecnologici. Dunque a cosa serve tutta questa risoluzione? Ad essere pronti al futuro? Più che questo aspetto, a nostro avviso secondario almeno per i prossimi anni, l’elevata risoluzione può essere sfruttata con soddisfazione già oggi nell’abito della postproduzione, ad esempio per gli effetti visivi digitali, per la stabilizzazione e per i reframing: se da un totale possiamo ottenere anche un altro taglio molto più stretto, questo può essere un vantaggio operativo in alcune circostanze produttive particolari. Inoltre, la risoluzione così elevata consente di portare a casa dettagli e sfumature che sfuggirebbero a risoluzioni più basse. Certamente la scelta delle ottiche da usare va ponderata con attenzione, proprio per via della risoluzione del sensore. La macchina va dunque vista all’interno di un workflow che termina comunque al massimo in 4K, perché questo è – e sarà ancora per un po’ – la massima richiesta per la proiezione in sala e la distribuzione via TV e via rete.
Il sensore Helium 8K S35 non si fa notare però solo per la sua risoluzione, ma anche per i 16 bit di profondità colore, che consentono di registrare un numero elevatissimo di sfumature, molto utili in post  produzione e nella rappresentazione dei soggetti più critici tra cui l’incarnato.
Il sensore misura 29,90×15.77 mm: al suo interno è possibile alloggiare diversi rapporti d’aspetto, dal 2.4:1 all’anamorfico. Nonostante l’elevata risoluzione, già nei nostri test preliminari la macchina ha dimostrato un’ottimo comportamento in situazioni di luce scarsa, meglio di quanto visto sulle macchine di generazione precedente. In ambito cinematografico questo aspetto è sicuramente importante, ma visto che la luce sui set si mette comunque per ragioni espressive e artistiche, forse una sensibilità elevatissima non è da inseguire ad ogni costo. Anche perché poi capiterà anche di girare in esterno giorno, e dunque troppa sensibilità sarebbe problematica da gestire.
Di sicura importanza è il dato relativo alla gamma dinamica disponibile, che influisce e non poco sulle scelte e sulle operazioni legate alla fotografia. In questo caso siamo di fronte ad un valore molto alto, che l’azienda dichiara in più di 16 stop e mezzo. Non abbiamo effettuato delle misurazioni strumentali in questo senso, ma le impressioni relative alle immagini realizzate durante la prova vanno nella direzione di un dato di certo molto vicino a quello dichiarato.
Oltre ai diversi rapporti d’aspetto, la macchina lavora anche a varie risoluzioni. Come ormai sanno bene gli utenti delle macchine della casa americana, il passaggio a risoluzioni inferiori a quella nativa avviene con lo spegnimento di parti del sensore. Insomma per ottenere un 4K il sensore verrà finestrato (scusate, volevamo dire “subirà un crop”), e dunque terrà attiva solo la parte centrale corrispondente alla risoluzione desiderata. Questo comporta ovviamente l’allungamento della focale degli obiettivi.
Per quanto riguarda i frame rate, la Epic-W offre un’ampia scelta, a partire dai 30 fps per la registrazioni in 8K. Questo dato la differenzia dalla Weapon 8K, che invece può lavorare anche a 60 frame al secondo a pieno formato e piena risoluzione, che diventano 75 se si opta per un 2.4:1, sempre con 8K di base. La Weapon ha anche un data rate massimo leggermente superiore e una compressione più leggera dei file Redcode RAW (5:1 contro i 6:1 della Epic-W).
In 4K la velocità massima di registrazione è pari a 120 fps, che diventano 150 se si opta per il 2.4:1. In 2K, infine, il valore massimo si spinge ai 240 fps o addirittura 300 fps in 2.4:1. La Epic-W 8K non è una macchina per ralenti a velocità superiori a queste, per i quali esiste una categoria di apparecchi dedicata, ma la possibilità di girare in 4K a 120 frame e con i vantaggi del Redcode RAW non è un’opzione da sottovalutare, anzi, aggiunge un deciso valore alle potenzialità dell’apparecchio.
La Epic-W 8K non registra però solo in Redcode Raw. Infatti, per generare dei file più leggeri o comunque da usare come proxy, la macchina è capace di creare simultaneamente file Prores 422 HQ, 422 e LT in 4K e 2K, rispettivamente fino a 29.97 fps e 120 fps, oppure sempre in 2K in Prores 4444 XQ fino a 120 fps. Come alternativa, si possono scegliere i codec DNxHD o DNxHR fino all’HQX, se il montaggio è su Avid.

Sul campo

Durante i nostri test abbiamo impegnato la macchina in riprese in esterni e in studio, abbinandola con obiettivi Zeiss CP.2 28mm T2.1 e 135 T2.1, con un 85mm 1.4 della serie Milvus ed infine con uno zoom Lightweight LWZ.3 21-100mm/T2.9-3.9 T* con innesto PL mount.
Abbiamo privilegiato una configurazione operativa molto snella, per verificare se e quanto l’apparecchio fosse compatibile con produzioni leggere, perché su quelle “pesanti” non vi sono di certo dubbi. Nonostante il peso totale in assetto operativo (con lenti cinematografiche, batterie V-lock, monitor e quant’altro) non sia di certo trascurabile, l’insieme conserva una compattezza interessante anche per un filmmaker. Per lavorare con macchina a mano è necessario uno spallaccio o quanto meno l’impugnatura dedicata, opzionale: il peso dell’insieme, lo ripetiamo, è comunque importante, ma non al punto da rendere impossibile l’utilizzazione a mano.
Il menu è chiaro e ben strutturato, e anche dopo poca pratica si riescono a impostare velocemente i comandi desiderati. Il display touch offre una buona visibilità in esterni, e risponde bene ai tocchi delle dita.
Da una prima analisi del girato emergono alcuni dati evidenti: la risoluzione 8K è impressionante.
Con l’output in 4K ci si trova dinanzi a immagini molto belle, dettagliate e definite. In generale la pasta della macchina è davvero cinematografica, e sottoponendo le immagini ad un lavoro di grading accurato si possono ottenere risultati molto gradevoli e naturali. Anche a risoluzioni ridotte, magari per sfruttare un po’ di slow motion, il dettaglio resta di ottimo livello.
La Epic-W 8K è dunque una macchina da cinema sotto tutti i punti di vista. Un apparecchio impegnativo dal punto di vista economico, ma di sicura resa per quanto riguarda il risultato, che non può prescindere da una post produzione importante e consapevole. Insomma è uno strumento potente messo nelle mani di direttori della fotografia e film maker da un’azienda che, in poco più di dieci anni, è riuscita ad arrivare nel cuore della rivoluzione del cinema digitale, e per certi versi a provocare nuove reazioni.

Si ringraziano per la preziosa collaborazione Andrea Sabatello (Instudio sas – www.instudio.org/) e Maurizio Di loreti (Generative Solution srl – ww.generativesolution.com).

Un ringraziamento particolare a
Luca F. M. Orlandi – AIC – Imago

Stefano Blasi

Pagella

ESTETICA     9/10
Il look dark e spigoloso è ricco di personalità e molto affascinante.
COSTRUZIONE  10/10
Apparecchio robusto e modulare, si segnala per l’espandibilità e per le diverse opzioni, come torretta e filtro passa basso, sostituibili dall’utente.
VERSATILITA’   10/10
Il Redcode Raw consente ampi margini di manovra in post, e alla grande varietà di formati si aggiungono la gamma dinamica e lo slow motion anche in 4K a 120 fps.
PRESTAZIONI    10/10
Le immagini sono davvero belle, con una pasta cinematografica che può essere esaltata da una postproduzione fatta come si deve.
RAPPORTO Q/P  9/10
La qualità costa. Molto. Peccato per gli accessori necessari non inclusi col brain. Le politiche di sostituzione e la compatibilità degli accessori però rendono più leggero il peso dell’investimento nel tempo.

PRO
✔ Risoluzione 8K
✔ Redcode Raw
✔ Gamma dinamica
✔ Torretta intercambiabile
CONTRO
✔ Costo accessori
✔ Peso impegnativo

Costruttore:  RED Cinema, 34 Parker Irvine, CA 92618 - Stati Uniti
Dealer: Panatronics srl, Via Bruno Maderna 7, 20138 – Milano, Italia
Tel. 02 55 19 55 61 www.panatronics.eu

Caratteristiche dichiarate dal costruttore

Sensore: Helium 35.4 MP CMOS
Pixel effettivi: 8192 x 4320
Dimensioni del sensore: 29.90 mm x 15.77 mm (diagonale: 33.80 mm)
Gamma dinamica: 16.5+ stop
Rapporto segnale/rumore: 80 dB
Data rate: fino a 275 MB/s con RED Mini-Mag da 480 e 960 GB; fino a 225 MB/s con RED Mini-Mag da 120 e 240 GB
Frame rate: da 30fps a 8K a 300 fps a 2K 2.4:1
Formato di registrazione: Redcode Raw, Apple ProRes, Avid DNxHQ
Compressione Redcode: da 6:1 per 8K a 24 fps fino a 4:1 per 4K 60 fps
Costruzione: magnesio e lega di alluminio
Audio: microfono stereo integrato, possibilità di 2 canali audio 24 bit 48 kHz con modulo opzionale
Controllo remoto: wifi integrato; Ethernet, RS232 e GPI trigger con modulo opzionale
Connessioni video: 3G-SDI (HD-SDI) e HDMI con modulo espansione DSMC2
Dimensioni: 144x102x125.5 mm
Peso: circa 1.500 grammi (solo brain)

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