Honor continua a crescere: il marchio cinese produttore di smartphone punta a diventare uno dei primi cinque al mondo (in Italia è già al quarto posto) e, nonostante il leggero calo generale del settore, ha dichiarato di aver incrementato le proprie vendite del 170% rispetto allo scorso anno. Del resto l’azienda orientale, ‘sorella’ di Huawei, riesce di volta in volta a mettere sul mercato dispositivi con caratteristiche al top, look accattivante e prezzo corretto. Il nuovo nato Honor View 20 è il concentrato di queste: il design si distingue dalla massa e la presenza di feature – come lo schermo ‘bucato’ per la fotocamera frontale, il processore ad alte prestazioni con 8 GB di RAM e la fotocamera principale da 48 MP – lo rendono un serio candidato al ruolo di best-buy.
Partiamo dal design, che come da tradizione Honor, strizza l’occhio ad un pubblico che cerca qualcosa di insolito: la scocca posteriore in vetro, disponibile in colorazioni differenti (nero, rosso e blu) è infatti dotata di una finitura che l’azienda chiama ‘nano texture’ e che restituisce diverse sfumature a forma di V a seconda dell’incidenza della luce; il risultato estetico è difficile da catturare nelle immagini statiche come quelle di queste pagine, ma dal vivo è di grande impatto e non passa inosservato.
Sempre sul retro della scocca troviamo il sensore per le impronte digitali e il comparto fotocamera, leggermente sporgente, con doppio obiettivo, sensori vari e flash a LED.
Sul bordo esterno in metallo – di colore coordinato al retro – ci sono in basso il connettore USB-C, speaker e microfono, ai lati lo slot per due nano-SIM e i tasti volume e on/off, e nella parte superiore, un emettitore di infrarossi e la presa per auricolari da 3.5mm, diventata una vera e propria rarità sugli smartphone di ultimissima generazione.
Manca lo slot per l’espansione della memoria – anche se visti i 256 GB integrati probabilmente nessuno avrà motivo di lamentarsi – ed anche un paio di ‘extra’ non irrinunciabili ma comunque degni di nota: il supporto per la ricarica wireless e la resistenza all’acqua.
A livello di costruzione comunque non ci si può proprio lamentare: View 20 è realizzato con materiali di pregio, solido, sottile (8,1 mm) e bello da vedere; il retro in vetro può risultare un po’ scivoloso, ma in dotazione con lo smartphone è fornita una custodia in plastica morbida trasparente che farà la gioia dei più maldestri.
No Notch
Il frontale del View 20 è forse la parte più interessante, perché lo schermo ricopre il 91.8% della superficie: oltre al sottile e necessario bordo ed a una piccola sezione di cornice nella parte bassa (probabilmente è ancora fisicamente impossibile nascondere connettori e speaker ‘dietro’ allo schermo) il resto è display, che viene interrotto nell’angolo superiore da un ‘buco nero’ di 4.5 mm nel quale è incastonata la fotocamera frontale. La soluzione, che manda in pensione l’odiato ‘notch’, non è inedita, ma Honor View 20 è il primo smartphone con questo tipo di alloggiamento per la fotocamera ad arrivare sul mercato europeo con uno dei trend degli smartphone di nuova generazione, alla ricerca di quel ‘Sacro Graal’ che sarà lo smartphone a tutto schermo.
Il display ha dimensioni di 6,4″ e risoluzione 2310×1080: non è un OLED ma un semplice LCD, che si fa comunque notare per la definizione più che adeguata e la buona leggibilità anche in condizioni difficili. I colori dell’interfaccia sono saturi al punto giusto e il posizionamento della fotocamera frontale non disturba nella stragrande maggioranza dei casi: durante il normale uso non ci si fa caso, se si gioca o usa il telefono in landscape sarà quasi sempre coperta dalle dita, mentre durante la riproduzione di video (ad esempio da YouTube) occupa poco spazio, come fosse il logo di un canale TV. C’è anche qualche App che non si adatta automaticamente al foro, e in questo caso una sottile striscia nera riduce un pelo la dimensione dello schermo. Non si tratta insomma ancora di una soluzione definitiva, ma tutto sommato si tratta di compromessi accettabili se ci si vuole disfare del notch.
Il sistema operativo del View 20 è Magic UI, basato su Android 9 Pie. Si tratta di una versione ‘gemella’ di Emui, l’interfaccia degli smartphone Huawei. A dire il vero, non è la nostra preferita anche se dobbiamo ammettere che gli ultimi aggiornamenti l’hanno migliorata molto, sia sul piano dell’estetica che su quello della funzionalità vera e propria.
Magic UI è rapida, lo sblocco dello schermo – con l’impronta o tramite riconoscimento facciale – è di fatto istantaneo e le funzioni d’uso comune sono tutte semplicemente raggiungibili, ma c’è qualcosa che ancora non convince, più che altro a livello estetico e nel menu impostazioni (che pare inutilmente complicato). Sembra che Honor sia intenzionata comunque a sviluppare indipendentemente la propria interfaccia; vediamo cosa succederà con i prossimi aggiornamenti.
Il merito della fluidità dell’interfaccia è del processore Kirin 980 affiancato alla GPU Mali-G76 MP10 e degli 8 GB di RAM; nei giorni di test non ci è mai capitato di incontrare scatti o incertezze durante l’uso del browser web e delle App, e c’è anche un sistema di raffreddamento a liquido per evitare il surriscaldamento eccessivo dello smartphone durante le sessioni di gaming più intense; nessun problema quindi con i vari Asphalt 9, PUBG e Fortnite (per quest’ultimo c’è anche una skin esclusiva riservata ai possessori di Honor View 20).
Da citare inoltre l’ottima durata della batteria (da 4000 mAh), che permette di arrivare tranquillamente a fine giornata anche con un uso ‘medio’.
MP a volontà
Come lecito attendersi anche il comparto fotografico è molto curato, e, almeno stando alle specifiche tecniche, non ha nulla da invidiare a smartphone che costano quasi il doppio: la fotocamera frontale ha ben 25 MP di risoluzione e quella posteriore arriva addirittura a 48 MP.
Partiamo dalla ‘selfie’ camera inglobata nello schermo, che scatta foto di ottima qualità, specialmente in condizioni di luce piena; a volte si può scorgere un lievissimo effetto vignettatura nelle immagini con sfondo molto chiaro e può apparire un po’ di rumore in condizioni critiche, ma stiamo parlando comunque di scatti al buio o quasi. Inoltre è difficile, se non impossibile, ripetere le immagini in modalità ‘ritratto’ con profondità di campo ridottissima ai quali ci hanno abituato altri smartphone top di gamma. Anche perché questi ultimi, oltre ad essere molto più costosi, possono contare su sensori dedicati (che qui non trovano fisicamente spazio).
Ci sono comunque tante funzioni accessorie che saranno sicuramente apprezzate dal pubblico ‘social’, dal riconoscimento del volto per le emoji animate in 3D passando per filtri vari e funzioni ‘beautify’ per appiattire rughe, ingrandire gli occhi e così via.
La fotocamera che ci interessa di più è quella principale, con il debutto del sensore Sony Exmor IMX586 da 48 MP – annunciato da diverso tempo, ma che arriva solo ora sul mercato – che va a braccetto con una fotocamera con sensori per il riconoscimento ToF 3D, il tutto gestito dalle funzioni IA del processore.
Nella sua impostazione base la fotocamera effettua il cosiddetto ‘pixel binning’, che per questioni di peso delle immagini e praticità di computazione unisce in un pattern 2×2 i pixel del sensore e restituisce immagini da 12 MP ricche di informazioni.
Gli scatti in condizioni di luce piena sono ottimi, e nella gran parte dei casi anche per scattare al buio è preferibile mantenere le impostazioni automatiche anche rispetto alla modalità ‘notte’ dedicata, che seppur valida, a nostro avviso risulta forse un po’ troppo aggressiva (recupera molte informazioni nelle aree scure, ma per far questo introduce qualche artefatto di troppo).
Non c’è uno zoom, ma si possono ottenere ingrandimenti equiparabili ad un 2x sia digitalmente in fase di scatto che semplicemente con un crop in post-produzione.
Si può poi in qualsiasi momento scattare alla risoluzione nativa di 48 MP e c’è anche una modalità ‘Ultra Clarity AI’ che unisce più scatti a questa risoluzione per massimizzare il dettaglio: funziona bene ma è da usare più che altro con soggetti statici, perché causa l’apparizione di artefatti se c’è qualcosa in movimento rapido.
Nonostante le ottime premesse però, a dire il vero, le immagini del View 20, che sono comunque ottime in tutte le condizioni, hanno ancora qualcosa in meno dal punto di vista cromatico, di bokeh e di dettaglio fine, rispetto a quelle scattate con smartphone ‘top’ (che comunque, ribadiamo, arrivano a costare di listino anche il doppio). Peccato perché il potenziale sembra esserci, e speriamo che con qualche aggiornamento Honor riesca a spremere ulteriormente un sensore che dovrebbe diventare un vero e proprio ‘game changer’. Honor View 20 non ha inoltre nulla da invidiare agli altri sul piano delle funzioni video (belle e fluide le riprese a 4K 30 fps, anche se non c’è lo stabilizzatore ottico, alle quali si aggiunge lo slow motion 720p a 480 fps) e degli altri ‘extra’, come la cattura di oggetti 3D (che possono addirittura essere animati) e le decine di filtri (c’è ne anche uno che permette di dimagrire/ingrassare la silhouette delle persone in tempo reale!) e funzioni aggiuntive (la fotocamera è in grado di individuare le calorie dei piatti che mangiamo, fornire informazioni sui monumenti che inquadriamo ecc.), giochi e funzioni AR (realtà aumentata) e via discorrendo.
A proposito di questo, due parole vanno spese sull’App fotocamera, che è ben fatta ma richiede un po’ di allenamento a chi vuole usarla ‘sul serio’ viste le decine e decine di impostazioni possibili (ovviamente non manca la modalità totalmente manuale); per gli altri invece basta impostare la modalità AI e si ottengono comunque ottimi risultati.
Un ottimo affare
Concludendo, nonostante qualche mancanza tutto sommato trascurabile, è fin troppo semplice promuovere a pieni voti il View 20e considerarlo un sicuro un best-buy . Nonostante il prezzo di listino sia un pelo più alto rispetto a quanto Honor ci aveva abituato in passato, è uno smartphone bello da vedere e con prestazioni al top: cosa volere di più?