Gio 9 Maggio 2024

Into the great wide open

di Stefano Belli*

Un titolo che ci riporta a quasi 30 anni fa, all’epoca del brano (e del tour omonimo) del compianto Tom Petty, e che vuole essere omaggio al mondo del grandangolare nel quale il nuovo 24 mm G Master di Sony è un grande protagonista

Prime impressioni e prime immagini

‘Vado alla conferenza Sony. Ci vediamo fra un paio di giorni. E non vi divertite troppo nell’attesa’ borbotto lasciando l’ufficio prima del solito: è vero che si tratta di una trasferta rapida, ma bisogna pur preparare la valigia, caricare l’accumulatore della fotocamera, fare il check in online… e per una volta, sarebbe bello fare tutto con calma, no?
‘Sony? Ah, vai a vedere il nuovo 24 mm 1,4, allora…’
‘Come, sapete di che cosa si tratta? A me hanno detto di non poter rivelare la natura della cosa sino alla conferenza e di non poter divulgare la notizia sino a…’

Embargo, NDA, ogni volta la solita storia… le aziende – nell’epoca di internet – impongono regole che i più furbi disattendono sistematicamente, copiando all’infinito la prima notizia lasciata da una talpa o chissà…
Rispetto delle regole, fair play? Lasciamo stare…
Eccoci a Taormina, o meglio ai giardini Naxos. Appena arrivati all’albergo, ancora prima della registrazione per la camera, dobbiamo sottoscrivere l’NDA, il documento che ci obbliga a non divulgare informazioni sino al termine indicato. Documento che peraltro ci conferma che l’oggetto dell’incontro è ‘solo’ un obiettivo, il 24mm F1,4 della serie G master, come appunto sapevano tutti in redazione salvo il sottoscritto.
Un solo obiettivo, ma un obiettivo su cui Sony punta molto, come ben illustrato durante la conferenza stampa (per i dati di targa sul prodotto, clicca qui). Del resto, bisogna riconoscere che Sony, da quando ha spinto l’acceleratore sulla fotografia (prima appena acquisita Konica-Minolta, poi con maggior vigore in seguito al lancio delle mirrorless) ‘copre ogni spazio’, realizza apparecchi ed accessori di ogni tipologia, dalle compatte alle full frame, realizza iniziative per amatori e professionisti a sostegno della cultura dell’immagine (SPWA, ambassador, PRO service), e così via. Non stiamo parlando di novità assolute, ma di iniziative simili a quelle messe in opera del resto da alcuni nomi storici della fotografia, che Sony interpreta però a modo suo, con la potenza di fuoco tipica di un colosso dell’elettronica. I risultati – anche per la validità delle selezioni offerte – si sono visti, del resto, anche a livello di vendite, e quindi…

Smoking o bermuda? Ah, saperlo…
Terminata la conferenza è statafornita ad ogni invitato una mirrorless A7RIII con la nuova ottica e una scheda ‘veloce’. Il programma recitava ‘shooting’ senza ulteriori dettagli e così, vestiti come siamo partiti, abbiamo preso parte allo shooting studiato per testare l’ottica.
Entriamo in un minivan, probabilmente in una vita precedente vissuto come cella frigorifera, e, per scaldarmi cerco di trovare uno spunto fotografico, decidendo di giocare fra il blu della lampada di illuminazione interna e il resto intorno.

Mentre qualcuno inizia a parlare di teorie legate al colore, arriviamo alla prima tappa, il molo del porticciolo. Da segnalare, naturalmente, che il diavolo fa le pentole ma non i coperchi, e così, dopo tanto blu intenso (o quasi) che avremmo voluto trovare anche all’aperto, il cielo per la maggior parte della giornata si è rivelato quello dell’immagine qui sotto, fra il coperto e il piovigginoso, cosa che certo non favorisce la creazione di belle immagini… nè il test delle ottiche!

Al termine del molo, ad attenderci, ecco un tipico pescatore siciliano che abbraccia un pescespada, anzi no. Il soggetto era un barbutissimo personaggio che fingeva di fumare la pipa, e che faceva immediatamente pensare ad un pescatore dei mari del Nord, che so, Amburgo o simili. In effetti, scopriremo poi che il modello era tedesco, e questo spiega anche la ragione per la quale un paio di indigeni, incuriositi dal look, abbiano tentato invano di attaccare discorso….
Di fatto, abbiamo rinunciato al barbuto, e scattato le prime immagini, con i limiti – che, come abbiamo evidenziato anche in altri casi – queste comportano ai fini di un vero giudizio sul prodotto. Ciò premesso, ci siamo dedicati a due soggetti statici presenti in situ, ovvero un murales e una bitta. Le immagini sono qui di seguito, e intanto possono dare un’idea generale della pulizia della resa, senza difetti evidenti, e sono caratterizzate dell’assenza di vignettatura.

Finché la barca va…
Dal molo ci siamo trasferiti – con qualche problema pratico legato all’abbigliamento non idoneo della maggior parte dei presenti – su alcuni barchini. Il tempo sfavorevole non ha permesso di effettuare scatti degni di questo nome al panorama, ma a turno i modelli (oltre al barbuto, una barbuta, pardon una ragazza vestita da sposa) erano disponibili a mettersi in posa sulle varie barche. Mentre aspettavamo il nostro turno per avere la fanciulla a bordo il pensiero è corso al mondo del fotomatrimonio, e all’uso di questo obiettivo in tale contesto.
Rifletti, rifletti, il barchino è tornato al punto di partenza, senza che avessimo la possibilità di fotografare la sposa. Pazienza! Ci viene assicurato che chi non è riuscito prima lo farà alla terza ed ultima tappa dello shooting, a Campolongo, ove sarà anche possibile catturare il tramonto del sole.
Così, rientrati nel minipulmino – caratterizzato sempre da una temperatura glaciale, evidentemente per tenere ancora in vita alcuni vecchietti – o meglio sarebbe dire dinosauri – come il sottoscritto, già provato dall’esistenza) siamo arrivati al caratteristico villaggio di Castelmola. Sarà sempre per colpa dell’età, o forse del traffico lungo la stretta via che mena alla cima, ma siamo arrivati in ritardo (come molti dei partecipanti) all’appuntamento con il tramonto e – indovinate un po’ – anche con quello con la sposa, raggiunta quando ormai non c’era più luce (nei suoi occhi, probabilmente per la stanchezza, non dal punto di vista ambientale…).
Ci siamo consolati con immagini di alcune vetrine, una delle quali qui pubblichiamo anche per la coppia di pupazzi ‘tipici’ siciliani, almeno per l’immaginario collettivo di certi turisti, un primo piano su una piantina e alcune foto d’ambiente.

Sulla piazzola di ripartenza abbiamo prima scattato alcune immagini d’ambiente, (con il pullman in partenza e il cielo celeste, e poi finché si è fatto del tutto buio). In questa situazione, la luminosità elevata si è dimostrata un vero punto a favore, come dimostra bene l’ingrandimento nell’ultima foto, con il cielo quasi nero.

Alle dame del castello
Altro viaggio in compagnia dei pinguini, in discesa, ed eccoci al ristorante, caratterizzato da un servizio assai simpatico (almeno al nostro tavolo) da parte dei camerieri locali. Non c’è molto spazio per scattare foto ai piatti dalla mia postazione, ma lo sguardo è attratto da un edificio simil-castello e lo immortalo per ricordo senza alzarmi dalla sedia, alzando la macchina. Da notare lo stacco deciso fra la notte e le superfici dell’edificio, che permette di notare l’assenza di rumore; la differente temperatura cromatica dei muri è dovuta semplicemente dal diverso tipo di lampade utilizzate, evidenziate dalla fotografia.

Rieccoci in albergo. La tentazione di scattare un’immagine al panorama – un quadro completamente nero con qualche sprazzo di luce qua e là – è forte, e così provo a vedere l’effetto che fa. Complici anche le doti del sensore e del processore, il risultato è notevole, e l’immagine risultante più luminosa di quanto si osserva ad occhio nudo.

Mi tengo stretta la ‘magnifica coppia’ abbracciato come se si trattasse di un essere umano, pronto ad alzarmi all’alba. Il risveglio in effetti avviene un po’ prima, e, con gli occhi ancora socchiusi alzo la testa verso il soffitto quando mi appare qualcosa che sembra un sole raggiante. Accendo la macchina e scatto, senza pensarci troppo. In realtà si tratta di alcuni elementi d’arredo, con la tenda e la calda illuminazione al tungsteno a completare il tutto

Aspetto ancora quache minuto con la mia amata, e poi esco sul balcone alle primissime luci. Il risultato è nell’ultimissima immagine qui sotto.

Doccia, colazione, e entro le 8 – orario massimo per la riconsegna – sono di nuovo single. Anzi no, perché con la mia RX100 III, che mi accompagna ogni giorno, scatto un’ultima immagine della terrazza della sala ristorante, con vista sulla piscina e il sole basso sull’orizzonte. Ma quest’ultima immagine è un ricordo personale, e, se permettete, me la tengo per me.

Alla prossima!


*Stefano Belli da quasi 50 anni si occupa di hi-tech, prima come progettista hi-fi, poi di installazioni professionali (eventi live, discoteche, cinema). Dagli anni ’70 ha collaborato con Suono, Stereoplay, Car Audio, Reflex, Fotografare, Capital e i quotidiani La Repubblica e il Sole-24 ore. Nel corso degli anni ha fondato e diretto Audio Pro, VR Videoregistrare, Videotecnica, Mr. DeeJay, Cinemax, Alta Definizione Cinema & TV HD e Technoshopping; è autore di libri tecnici, membro storico di giurie foto e video anche internazionali, ideatore e condirettore artistico dei format Villaggio Tutto Digitale e Cinema Show, direttore tecnico TD Cinema & TV School. Ha fondato nel 1998 la rivista Tutto Digitale, che tuttora dirige.
Ama la carbonara, la musica, e colleziona di tutto, di più.

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