Nuova edizione – dal 28 giugno al 5 luglio – per il festival del cinema che guarda al mondo e racconta luoghi e persone, con un nutrito cartellone di ospiti e visioni internazionali
Quando le idee nascono, al principio sono solo idee. Poi si trasformano in fatti, cose, persone e infine, nel tempo, diventano radici.
Così dicono all’IFF, un festival che ogni anno si rinnova, ma resta fedele alla sua idea di base: che ogni storia nasce da un luogo, e che ogni contesto può farsi cinema.
Dal 28 giugno al 5 luglio, ecco la ventitreesima edizione della rassegna presso il Castello Aragonese, sede ormai simbolica dell’evento. Al centro della narrazione la location come spazio vivo, capace di incidere sulla forma stessa del racconto.
Nelle parole del direttore artistico Michelangelo Messina “l’Ischia Film Festival, da sempre, racconta un’idea antica e tuttora attuale: non possiamo fare a meno dei luoghi che ci circondano. La Storia – con la S maiuscola – ci ricorda che ciò che ci sta intorno è anche ciò che ci definisce. In questo senso, fare cinema di location significa fare cinema di storie senza fine e senza tempo”.
L’edizione 2025 vedrà importanti ospiti italiani e internazionali (Antonio Capuano, Marcia Gay Harden, Rashid Masharawi, Luca Zingaretti, Anna Ammirati, Francesca Comencini, Luca Bigazzi, Toni Servillo, Roberto Andò, Marco Giallini, Celeste Dalla Porta) e film innovativi, oltre alla competizione ufficiale di lungometraggi e cortometraggi da tutto il mondo (molti dei quali in anteprima assoluta), nonché la sezione “Location negata”, da sempre voce delle geografie dimenticate, quelle in cui i diritti umani si scontrano con la censura, il silenzio, l’esilio.
Premi speciali poi per il produttore esecutivo Enzo Sisti, cui andrà il nuovo riconoscimento Italy for Movies per la serie Netflix “Ripley”, girata in alcune delle più iconiche location italiane; a Simona Balducci, capo delle costruzioni scenografiche di Cinecittà (premio Ischia Film Award) e al regista Christopher Nolan, insignito del prestigioso Foreign Award per aver “elevato la location a struttura narrativa e concettuale”