Lun 29 Aprile 2024

Test completo in anteprima: Sony FE 20mm F1.8 G

Sony FE 20 F1.8 G + Sony A7RIV

Tutto Digitale prova in anteprima un obiettivo Sony della serie G, come Gold, lanciato ufficialmente il 25 febbraio e in vendita da marzo: si chiama FE 20mm F1.8 G, un grandangolare full frame E-mount, molto luminoso, che promette un bokeh da urlo e caratteristiche complessive premium. Un grandangolo d’oro, insomma, anzi un grandangolodoro, se ci permettete una licenza poetica…

Testo e foto Paolo Castellano

Sebbene la fotografia sia ormai cementata nelle abitudini umane da quasi duecento anni, il successo delle macchine digitali a pieno formato è cosa recente. Un successo determinato non solo dai risultati qualitativi offerti dal fotografare con un sensore di grandi dimensioni, ma anche per gli ‘effetti collaterali’, come ad esempio il film look e il bokeh naturale e progressivo che è possibile ottenere, non solo con tele spinti, ma anche con ottiche di focale ridotta.

Tutto Digitale è lieta di offrirvi in anteprima il test completo di un obiettivo inedito (Sony FE 20mm F1.8 G), il cui sviluppo è stato nascosto finora, e che nasce ufficialmente oggi, 25 febbraio 2020. Un obiettivo studiato proprio per andare incontro al desiderio di molti utenti di disporre di un obiettivo supergrandangolare, luminoso, in grado di generare comunque un bokeh molto spinto. Ricordiamo infatti che lo shallow focus, il fuoco con minima profondità di campo, il bokeh, insomma – a parità di tutte le condizioni – dipende dalle dimensioni del sensore e dalla focale. Grandi sensori e teleobiettivi aiutano a raggiungere questo scopo, ma, come dimostra il dispositivo in prova, ’the next big thing’ è la capacità di ottenere uno sfocato selettivo anche con i grandangolari di ultimissima generazione.

Torniamo all’oggetto della nostra attenzione, il Sony FE 20mm F1.8 G, Full Frame E-mount, della serie G. Come accennato, abbiamo ricevuto l’obiettivo – insieme ad altri pochi fortunati europei – in anteprima, ben prima che fosse possibile pubblicare qualsiasi informazione, ed abbiamo potuto provarlo assieme ad una delle fotocamere più importanti per il 2020 di Sony e dell’intero panorama mondiale, l’A7R IV. Una macchina da oltre 60MP effettivi, di cui già abbiamo pubblicato recentemente (numero 134) una prova completa sulle nostre pagine e un videotest di successo sul canale YouTube Tutto Digitale.

G come “Gold”
Il Sony FE20mm F1.8 fa parte della serie G, come gold, oro, sigla ereditata dall’acquisizione di Minolta, che contrassegnava con questa lettera i suoi obiettivi migliori: così fa anche Sony, che appone questo sigillo solo su modelli a suo dire con prestazioni ottiche eccezionali, capaci di offrire il massimo in fatto di risoluzione, contrasto e bokeh. Gli altri obiettivi con apertura F1.8, che potrebbero sembrare “fratelli” del nuovo modello, come il 35mm, il 50mm, o l’85mm non fanno parte di questo club esclusivo. Dei circa 30 obiettivi Full Frame di Sony per E-mount, sono infatti solo sette a potersi fregiare del suffisso G, cui si sommano i 10 della serie GM, Gold Master, ancora più esclusivi.

Sul lato sinistro del barilotto ci sono il tasto riprogrammabile, assegnato di default al blocco momentaneo del fuoco, e l’interruttore per il fuoco manuale. Sulla ghiera del diaframma si nota la posizione A, che fa sì che la regolazione dell’apertura avvenga tramite la fotocamera, sia in automatico che in manuale


20 vs 24mm
Il Sony FE 20mm F1.8 G va a completare la proposta di grandangoli a focale fissa di Sony che finora contemplava l’eccellente FE 24 F1.4 G Master, e il più abbordabile 28 F2. Per costruzione e caratteristiche il 20mm è molto simile al più luminoso 24. Osservando i due obiettivi di lato solo gli occhi più attenti si accorgono delle differenze, con quella maggiore determinata dal colore di fondo del logo G, arancio sul 24mm. Per il resto, ghiera del diaframma con interruttore per gli scatti, commutatore AF/MF e tasto custom sono uguali, così come lo è la tropicalizzazione, che ricordiamo, protegge l’obiettivo dalle pericolose infiltrazioni di sabbia, polvere e umidità.
Analizzando nel dettaglio il nuovo obiettivo, ciò che stupisce, oltre alla grande cura per la protezione dagli agenti atmosferici, è il design con dimensioni e peso ridotti, a vantaggio della maneggevolezza. La lunghezza supera di poco gli 80 mm (84,7mm, per l’esattezza), ed il diametro è invece di 73,5 mm, con un diametro filtro da 67 mm. Il peso è di soli 373 grammi, nonostante di vetro, di qualità, ce ne sia tanto all’interno. Numeri interessanti per tutti, ma soprattutto per coloro che vorranno utilizzare l’ottica su macchine montate su gimbal o droni, dove ogni grammo e millimetro sono ancora più preziosi.
Il progetto ottico prevede 14 elementi suddivisi in 12 gruppi, con ben 3 lenti ED, delegate a neutralizzare le aberrazioni cromatiche: il diaframma da 9 lamelle consente l’apertura perfettamente circolare. Sul barilotto è presente un interruttore che permette di aggiungere o eliminare il click tra ogni scatto di diaframma, a testimonianza che si tratta di un’ottica pensata con attenzione anche per chi fa video. Non manca un interruttore per commutare il fuoco tra manuale ed automatico e un tasto custom, dove di default è presente la funzione per bloccare l’autofocus.
Il movimento dei gruppi ottici, essenziale per il fuoco automatico, viene effettuato da due motori lineari: Sony già su altri modelli sottolinea con orgoglio questa scelta in quanto, non essendo necessaria la conversione da movimento rotatorio a longitudinale, l’AF risulta essere molto rapido e silenzioso, e l’assenza di ingranaggi migliora enormemente la durata nel tempo.

La foto mostra la profondità di campo alla massima apertura F1.8 e quanto sia dettagliata e contrastata quest’ottica. Si nota anche che la definizione è costante su tutta la larghezza del fotogramma.

Crop sulla foto precedente.

 

94 gradi
Dal punto di vista della focale i millimetri che differenziano il 20 dal 24 potrebbero sembrare pochi, ma in realtà la differenza è abbastanza marcata. Questi quattro millimetri fanno sì che l’angolo di visione sia maggiore di ben 10 gradi, 94 contro 84, permettendo di inquadrare per intero soggetti vicini. Dieci gradi utilissimi per la fotografia di architettura, e per chi necessita di scattare in interni, soprattutto in spazi ridotti.
La cosa interessante è che l’accorciamento della focale non si traduce in un peggioramento delle qualità ottiche. Abbiamo fotografato da vicino elementi architettonici, in ambienti con travi e armadi, e anche se i soggetti erano a breve distanza vicini, non è apparso alcun effetto botte.

Questo bel tramonto sulla città eterna, mostra l’incredibile definizione dell’accoppiata dell’obiettivo con la A7R IV. Si nota ogni dettaglio dei gabbiani più lontani, distanti centinaia di metri.

Ritaglio da 2MP della foto originale da 60MP per mostrare il dettaglio sui gabbiani più lontani.

No coma sagittale
Del 20mm abbiamo potuto apprezzare tutte le caratteristiche di un obiettivo della serie Gold, quindi un’uniformità notevole della nitidezza in tutte le aree dell’immagine, incluse quelle periferiche, e l’assenza del coma sagittale (l’aberrazione presente ai bordi del fotogramma su molti obiettivi grandangolari, che deforma le luci puntiformi lontane, come le stelle, soprattutto quando si scatta alla massima apertura).
Avremmo voluto fare qualche scatto proprio su un cielo stellato, da mettere nella gallery, ma clima e nuvole ci hanno ostacolato, così abbiamo utilizzato delle piccole luci puntiformi artificiali. Disabilitando la correzione automatica, che funziona correttamente, un minimo di vignettatura è presente alla massima apertura, ma scompare chiudendo leggermente il diaframma: ciò è fisiologico per un obiettivo con queste caratteristiche e pertanto non lo consideriamo certamente un difetto.

Foto e suoi ritagli (riconoscibili nei due scatti successivi) per mostrare l’effetto stella, causato dalla diffrazione a diaframma chiuso, in questo caso ad F11.

Questo e il successivo crop di pari dimensioni mostrano le stelle generate sia al centro (le tre) che sul bordo dell’immagine.

Questo e il precedente crop di pari dimensioni mostrano le stelle generate sia al centro (le tre) che sul bordo dell’immagine.

Macro e definito
Un’altra caratteristica molto interessante del 20 mm è la ridotta distanza minima di messa a fuoco, 19 centimetri in AF e 18 in manuale. Visto che questi sono dati riferiti alla distanza dal sensore, la distanza dalla lente frontale si riduce in pratica a meno di 10 cm; questo equivale ad un rapporto di massimo ingrandimento molto interessante, 0,22x, quasi da macro puro insomma. Negli scatti ravvicinati abbiamo potuto apprezzare la definizione dell’obiettivo, in grado di riprodurre le trame dei tessuti con fedeltà appagante e ancora una volta con un’eccellente resa anche sulle parti periferiche del fotogramma. Del resto, è proprio questa la prerogativa delle mirrorless, la vicinanza della lente posteriore al sensore permette di progettare, senza eccesso di complessità ottica, con i costi connessi, obiettivi con una grande uniformità di definizione, dal centro agli angoli. Non avendo ricevuto dati ufficiali, non abbiamo neppure i grafici MTF, modular transfer function, che mostrano vari parametri dell’obiettivo ad una relativa apertura, tra cui lo spostamento della messa a fuoco, la curvatura, l’astigmatismo e l’aberrazione cromatica laterale, ed infine il contrasto e risoluzione, in maniera oggettiva (o quantomeno per un confronto oggettivo tra obiettivi dello stesso costruttore).

In mancanza di stelle ci serviamo di luci puntiformi lontane per mostrare l’assenza di coma sagittale anche ai bordi dell’immagine, con apertura piena (1/40s, F1.8, ISO 800).

I fari molto potenti montati sui lampioni sono assai utili a verificare le riflessioni interne dell’obiettivo che risultano ben controllate, grazie ad un trattamento specifico delle lenti. Anche cambiando l’angolo di ingresso della luce, il risultato non cambia.

Il grande angolo di ripresa di 94° permette di inquadrare soggetti enormi da distanza ravvicinata, peraltro senza distorsioni. Con la massima apertura F1.8 le statue non risultano a fuoco: basta chiudere di poco il diaframma per portare tutto sullo stesso piano focale.

AF e manual focus
Per un obiettivo, lavorare a fianco di una fotocamera avanzata come la A7R IV non è cosa semplice, visto che il supporto tecnologico offerto dal Real Time AF le permette di comandare la messa a fuoco in pochissimi centesimi di secondo. Il Sony FE 20mm F1.8 G però non è da meno, e grazie ai due motori lineari, di cui abbiamo già parlato, riesce a trovare il fuoco con notevole velocità. Il rumore è molto basso, appena sopra la soglia dell’udibile, e comunque non abbastanza pronunciato per essere registrato dal sensibile microfono integrato della camera. Insomma, in condizioni normali, sia con luce buona che scarsa, il sistema di messa a fuoco ibrido di Sony, (supportato dall’intelligenza artificiale e che utilizza sia punti a rilevamento di fase e di contrasto), tramite touch o joystick permette di mettere a fuoco in pochi istanti, direttamente al punto giusto. Un modo di operare perfetto sia per le foto che per il video.
Nell’uso abbiamo trovato un rallentamento solo quando si chiede al sistema ‘macchina più obiettivo’ di mettere a fuoco ai limiti della distanza minima, a circa 20 cm dal piano focale: in tal caso occorre una frazione di tempo di più rispetto al paio di centesimi necessari a distanze maggiori.
La messa a fuoco manuale utilizza una ghiera a risposta lineare, nel senso che non è variabile in base alla velocità con cui si effettua la rotazione, e ciò consente di avere un controllo analogo a quello di un obiettivo manuale.
È una soluzione che apprezzeranno tutti, in particolare chi fa video, visto che la demoltiplicazione scelta permette di avere il perfetto compromesso tra precisione e rapidità. La ‘respirazione’, il fenomeno di piccoli cambiamenti della lunghezza focale al variare del piano focale, è contenuta e si adatta perfettamente alle esigenze dei professionisti del video e del cinema.

Questa e la successiva sono state effettuate con la stessa inquadratura per mostrare quantità e qualità del bokeh. Si nota la pressoché totale assenza di onion rings e una sfocatura morbida e progressiva, quasi come se fosse presente un elemento apodizzante. 

Questa e la precedente sono state effettuate con la stessa inquadratura per mostrare quantità e qualità del bokeh. Si nota la pressoché totale assenza di onion rings e una sfocatura morbida e progressiva, quasi come se fosse presente un elemento apodizzante.

L’aspetto che assumono i lampioni in prospettiva di viale della Conciliazione, con questa V formata da cerchi perfettamente stondati presenti al centro del fotogramma. Nella parte periferica si nota una leggerissima tendenza a schiacciare.

Aberrazioni, fantasmi, onion rings… e bokeh
Come da dati dichiarati, e al pari del già noto e citato 24mm F1.4, le aberrazioni cromatiche sono ridotte al minimo, grazie alla presenza di ben 3 elementi ED. Anche se non abbiamo ricevuto alcun dato descrittivo, è evidente l’uso sugli elementi interni di rivestimento che minimizza i riflessi interni, fornendo contrasto elevato anche in presenza di forte controluce e scongiurando il temutissimo effetto fantasma. Insomma un comportamento da serie Gold. Allo stesso modo è evidente che la lente frontale abbia il trattamento al fluoro per evitare che si sporchi facilmente: abbiamo constatato che ditate e gocce di pioggia non lasciano traccia.
Uno degli esami più cari agli appassionati del bokeh è quello degli onion rings, letteralmente anelli di cipolla, che descrivono l’effetto creato da lenti asferiche sui punti di luce quando sono sfocati. Le lenti di qualità creano dei punti di luce quanto più sfocati e morbidi possibili, ed anche da questo punto di vista il Sony FE 20mm F1.8 G si comporta benissimo, creando delle sfocature perfettamente circolari e virtualmente prive dei suddetti onion rings.
Anche se è la caratteristica primaria per cui è stato studiato questo obiettivo, abbiamo scelto di parlarne alla fine, proprio per chiudere il cerchio. Il Sony FE 20mm F1.8 G non solo non ha disatteso le attese, scusate il gioco di parole, ma le ha addirittura superate. Nelle foto a corredo del test vi mostriamo gli stessi soggetti a fuoco e sfocati, per far capire quanto importante e coinvolgente possa essere la sfocatura generata dall’obiettivo: un bokeh che in genere siamo abituati a trovare su un cinquantino di fascia alta e non di certo su un supergrandangolare.
Sia chiaro, avendo a disposizione una macchina come la A7R IV, ma anche altri modelli, che permettono di salire con allegria sulla rampa degli ISO, la profondità di campo è modulabile a proprio piacimento chiudendo il diaframma e già ad F8 è praticamente tutto a fuoco.

Controluce estremo: il contrasto si riduce solo in un’area ridottissima in corrispondenza del sole. Ancora una volta un comportamento esemplare.

Il caso ha voluto che ci imbattessimo in questa gru che illuminava a giorno la Piramide Cestia (qui alle nostre spalle): occasione buona per un test durissimo sulle riflessioni interne, superato ancora una volta a pieni voti.

Foto che mostra la capacità dell’obiettivo di mettere a fuoco da distanza ridottissima, a una manciata di centimetri dalla lente frontale, e l’elevata propensione al bokeh alla massima apertura. Chiudendo il diaframma si gestisce a proprio piacimento l’ampiezza della profondità di campo.

Il rapporto di massimo ingrandimento di questo obiettivo è di 0,22x in MF, mentre è di 0,20x in AF. Bokeh sempre protagonista.

Sony ha fatto centro
Come di consueto siamo arrivati al momento delle considerazioni finali. Con questo supergrandagolare da 20mm ci pare proprio che Sony abbia aggiunto uno dei pochi anelli mancanti alla nutrita schiera degli obiettivi E-mount nativi.
L’FE 20 F1.8 G è ideale per una serie di necessità d’uso, grazie alla compattezza ed al peso ridotto, è in grado di mettere a fuoco da distanza estremamente ravvicinata, ed è completato da un bokeh eccellente sia per quantità, intesa come ampiezza delle sfocature, che per qualità. Insomma parliamo di un obiettivo che difficilmente potrà mancare nelle borse dei professionisti, sia delle foto che del video.
A questo modello è facile trovare pregi e molto difficile trovare difetti, in quanto non ha deluso le aspettative da nessun punto di vista: anche dove mostra qualche piccola debolezza è comunque in linea ai migliori obiettivi di focali comparabili; per trovare qualcosa di affine, soprattutto per DSLR, bisogna spendere cifre decisamente superiori.
Qualcuno potrebbe storcere il naso per l’assenza della stabilizzazione integrata, ma su una focale così corta, anche i corpi non stabilizzati, non dotati di IBIS insomma, non faranno certo fatica ad evitare i micro mossi. Il problema è più da considerare per le macchine APS-C (A6500 e A6600 escluse), visto che le full frame Sony da diverse generazioni ormai sono tutte dotate di sensori stabilizzati.

Il Sony FE 20mm F1.8 G è disponibile da Marzo 2020 ad un prezzo di vendita che si aggira intorno ai 1100 euro.

PS- Questo test, integrato dalla caartteristiche dichiarate dal costruttore, dalla pagella della redazione e da altre immagini, sarà pubblicato sul prossimo numero 136 di Tutto Digitale.

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